Udine: “Che cos’è l’uomo perchè te ne ricordi?”

Jérôme Lejeune, scienziato noto per aver scoperto le basi genetiche della sindrome di Down. La mostra è stata presentata per la prima volta al Meeting di Rimini nel 2012.
Organizzata dal Centro di Aiuto alla Vita di Udine in collaborazione con il centro culturale Il Villaggio, l’associazione universitaria A. Rosmini di Udine e l’Ufficio Diocesano della Cultura di Udine.
Docente di genetica dell’Università di Parigi, cattolico e francese, Jérôme Lejeune è conosciuto all’opinione pubblica per aver scoperto la Sindrome di Down, e più specificatamente, per aver riscontrato la causa di tale patologia in una anomalia genetica. Lejuene visse profondamente la propria fede, tanto da entrare nel 1978 all’interno della Pontificia Accademia delle Scienze e del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, su richiesta di Giovanni Paolo II. Il Santo Papa istituì inoltre la Pontificia Accademia per la Vita, di cui Lejeune divenne il primo Presidente.
La vita ha rappresentato il fulcro delle ricerche e delle battaglie portate avanti da Lejeune. La medicina ed il progresso scientifico sono per il famoso genetista strumenti da usare con attenzione e non ad ogni costo. Ha difeso per anni la sopravvivenza dei bambini malati, opponendosi all’aborto ed all’uso indiscriminato di alcune sperimentazioni scientifiche. Di questo ha parlato anche al Meeting di Rimini: “Per quanto riguarda per perpetuare la nostra specie, cioè fare dei bambini, gli uomini etici del cambiamento sostengono che il nostro giudizio dipende dallo stato delle tecniche. Che appaia un metodo nuovo e che il comportamento etico debba, secondo loro, di conseguenza modificarsi (…) E se la manipolazione del DNA entra in scena, non si potrebbe, con l’inserimento di sequenze speciali, introdurre nell’embrione delle doti eccezionali che porterebbero alla nascita di individui superiori? Tali finzioni non hanno alcuna provenienza dalla conoscenza scientifica; (…) Se l’uomo si arroga un potere che va oltre la sua conoscenza, bisogna inventargli una regola che limiti le sue imprudenze”
La scienza è per Lejeune indissolubile dall’etica e da Dio: “Fabbricare artificialmente degli uomini, modellarli a nostro piacimento, non è forse la tentazione dell’orgoglio assoluto? Poter infine proclamare che l’uomo è fatto a nostra immagine e non a quella di Dio! Le più abili discussioni non potranno farci niente. I Comitati di etica erutteranno solennemente i loro oracoli contraddittori senza esorcizzare la preoccupazione: la tecnologia è cumulativa, ma la saggezza no. A guida dei medici, resta solo la morale. Essa è chiarissima nella verità e si può riassumere semplicemente nel discorso che giudica tutto: Quello che voi avete fatto ai più piccoli fra i miei fratelli, l’avete fatto a me”.
All’uomo, afferma Lejeune, sono stati affidati sette doni dello Spirito: di questo parlò durante il suo secondo soggiorno al Meeting di Rimini del 1990, intervenendo ad un incontro dal titolo “Chi ha paura del vecchio Albert?”. Insieme a Pier Alberto Bertazzi e Remo Ruffini, Lejeune esordì affermando che “è lo spirito che dà la vita, non c’è materia vivente, la materia non può vivere, non può riprodursi (…) Nella vita c’è un messaggio e, se questo messaggio è umano, questa è una vita di un uomo. La materia animata dalla natura umana si organizza, costruisce allora un corpo nel quale uno spirito s’incarna”.
Secondo Lejeune, i doni dello Spirito sono legati alla medicina ed all’uso che di questa deve essere fatto. Si può comprenderne il pensiero riprendendo una parte del suo intervento: “Il primo dono è la saggezza. (…) La saggezza consiste nel precisare perché uso e a quale uso sono destinati i mezzi di cui oggi disponiamo (…) Se si volesse eliminare il paziente per sradicare il male, sarebbe veramente l’aborto della medicina; ma difendere ogni paziente, prendersi cura d’ogni uomo senza chiedergli nome, razza, religione, implica che ciascuno di noi debba essere considerato “unico” e quindi insostituibile. E per questo è necessaria un’intelligenza dell’essere che appunto la genetica d’oggi ci fornisce”. Intelligenza, prudenza, forza scienza, pietà filiale e timore completano i sette doni dello Spirito.