Udine: Marija Judina. La pianista che commosse Stalin

Marija Judina (1899-1970), una straordinaria figura di donna e musicista russa, è rimasta per anni sconosciuta in occidente ed emarginata dagli ambienti ufficiali della cultura sovietica perché il regime aveva paura della sua fede senza riserve, del suo temperamento indomito e della sua indipendenza di vedute. Eppure è stata al centro del dibattito musicale del Novecento, amica e corrispondente di grandi compositori e interpreti di tutto il mondo. E nel contempo testimone appassionata della vita della Chiesa, della rinascita dell’arte che in Urss si faceva strada tra le maglie di ferro della censura; amica di Florenskij, di Pasternak, di Solzenicin e di Aleksandr Men. Nata in una famiglia ebrea, il 2 maggio 1919 riceverà il Battesimo, a vent’anni. E sarà la fede a dettare lo sguardo alla vita, per lei e per gli amici che accompagneranno la sua conversione.C’è un episodio che la scolpisce per sempre. Nel 1943 Stalin ascolta alla radio il Concerto K488 di Mozart eseguito dalla Judina. Ne resta così colpito da chiederne immediatamente il disco. Ma il disco non esiste perché si tratta di una diretta, effettuata negli studi della radio di Mosca dalla pianista perseguitata dal regime. La Judina è convocata d’urgenza, l’orchestra è pronta, in una notte la registrazione è fatta, il disco confezionato e recapitato all’imprevisto ammiratore. Stalin fa avere alla Judina ventimila rubli, una cifra strepitosa. La Judina risponde con un biglietto: «La ringrazio. Pregherò giorno e notte per Lei e chiederò al Signore che perdoni i Suoi gravi peccati contro il popolo e la nazione. Dio è misericordioso, La perdonerà. I soldi li devolverò per i restauri della chiesa in cui vado». Shostakovich racconta che quando nel 1953 troveranno Stalin morto nella sua dacia, sul grammofono c’era il disco della Judina. C’è una verità, una bellezza che travolge anche il cuore più duro. (P. Bellemo)