
Autori: Andrea Avveduto, Giacomo Pizzi
Osama era un architetto palestinese che ha lavorato instancabilmente per tutta la sua vita a servizio della bellezza e della pace.
Prezioso collaboratore di Pro Terra Sancta nei progetti di conservazione del patrimonio culturale, ha lavorato a Betania, a Sebastia, al Dominus Flevit, alla Basilica del Getsemani e nei suoi ultimi mesi di vita al Santo Sepolcro. Decisivo per la sua vita fu l’incontro con padre Michele Piccirillo. Con lui decise di dare vita a un centro di formazione professionale per aspiranti mosaicisti palestinesi, il Mosaic Centre. Un luogo dove l’antica tradizione del mosaico venisse preservata e tramandata. Così è successo.
La conservazione della bellezza era diventata la sua vita. Lui da musulmano, si era innamorato dei luoghi cristiani e non solo, lavorando in tante chiese e sinagoghe. ”Perché questo – diceva – significa conservare l’identità e l’appartenenza di un popolo al suo Paese. La Palestina è un insieme di civiltà e il nostro compito è proprio quello di conservare questo bel mosaico. E su questa scia desideriamo formare anche i giovani palestinesi. Perché il patrimonio appartiene a loro. Dobbiamo insistere anche sull’educazione, perché avere questa consapevolezza nasce da un’educazione ricevuta. Ѐ l’unico modo perché questo lavoro di conservazione crei benessere e benefici”. Con Pro Terra Sancta la collaborazione era diventata stretta, sempre più feconda. A volte spigoloso, ma sempre sincero. Osama ha lavorato fino agli ultimi giorni della sua vita, nonostante il male che lo aveva preso negli ultimi due anni. Non ha mai smesso di dare indicazioni ai suoi collaboratori, di telefonare, di progettare. Il suo attaccamento alla vita era intenso, totale. Anche negli ultimi mesi, quando ormai faceva fatica a camminare, non si stancava di passeggiare nel terrazzo di casa, per allenarsi, tenersi in forma, tenersi vivo.
Gli scontri iniziati il 7 ottobre lo avevano provato. La malattia era già a buon punto, ma non si rassegnava, e con la sua voce – diventata più flebile – ripeteva le parole che sono diventate negli anni un manifesto di vita: “Il patrimonio culturale è uno strumento importante per servire il dialogo e la pace. Dobbiamo continuare a vivere, a creare lavoro e segni di speranza. La vita deve continuare, sempre”.
CONTATTI: Camilla Sibra: c.sibra@proterrasancta.org, Andrea Avveduto: a.avveduto@proterrasancta.org