In Libreria: Itinerari della giustizia di Guido Brambilla

Gennaio 29, 2015
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E’ il libreria il libro di Guido Brambilla “Itinerari della giustizia. Appunti per una antropologia giuridica” edito da Guerini e Associati. Come e quanto influiscono i profondi cambiamenti di parole come coscienza, natura, libertà, sul senso della Giustizia e sullo stesso concetto di diritto?
La ragione moderna, con le sue radici di autonomia assoluta, di fronte alla giustizia come profondo bisogno dell’uomo ci ha consegnato degli strumenti o ci ha lasciati soli?
Da quell’irreversibile incontro tra mondo classico, religiosità ebraica e cristianesimo si è sviluppata una parabola che va dal riferimento a un ordine trascendente alla nascita del diritto “soggettivo”, come lo si intenderà poi nella modernità. In questo libro si intravvede l’affresco dell’itinerario storico e culturale della giustizia interrogando e mettendo a confronto autori moderni e contemporanei, da Ricoeur a Hulsman, da Habermas a Benedetto XVI, da Natalino Irti a don Giussani, da Villey a Glendon, gettando luce sulla storia della coscienza dell’uomo moderno e su quanto egli abbia concorso a disegnare il labirinto nel quale sembra essere bloccato. E con esso il diritto.
Appunti imperdibili per un’antropologia giuridica, nati dal non voler rinunciare, da parte dell’Autore, all’appassionato e duro confronto tra la propria esperienza di uomo e la viva materia della giustizia, delle sue regole sino alla esecuzione della pena. E noi?

dalla Prefazione di Eugenio Borgna:

Alle riflessioni sulle fondazioni etiche del diritto e sulle sue moderne forme di espressione, l’autore giunge dopo aver ricostruita la storia della giustizia e del diritto nell’antichità, nel medioevo e nell’umanesimo che ha segnato la fine di una visione unitaria del mondo.
[…]non c’è giustizia nella sua essenza se non muovendo dalla riflessione sulle sue fondazione religiose; e, a questo riguardo, alle parole di don Giussani egli associa quelle scaturite dall’incomparabile magistero di Benedetto XVI […] Gli aspetti contraddittori e problematici di questa epoca sono analizzati e sono descritti con acuta penetrazione giuridica e filosofica, tenendo presente la fuga dalla responsabilità nel diritto penale a cui essa porta. […] Il diritto entra in crisi nel senso che concetti come verità e giustizia sono considerati del tutto inadeguati e tendono a essere sostituiti da concetti ausiliari indirizzati alla risoluzione dei conflitti sociali che entrano in gioco nella genesi dei comportamenti umani. […] Solo riconoscendosi nelle loro fondazioni antropologiche e religiose, la giustizia e il diritto troveranno basi sicure e rispettose dell’inalienabile dignità della condizione umana, alle quali fare riferimento nella loro interpretazione e nella loro realizzazione.
Richiamandosi alle meravigliose parole di Papa Francesco nell’Evangelii gaudium, così può concludere il libro: «Nel dialogo con tutti, laici e religiosi, occorre quindi riscoprire le radici profonde dell’esigenza umana della giustizia e rifondarle nella responsabilità della testimonianza in un atteggiamento di dialogo e di apertura alla verità con tutte le religioni e con la stessa cultura laica; un processo virtuoso, quindi, che il Papa descrive di reciproca purificazione e arricchimento».

dall’Introduzione di Lorenza Violini

Un corso di personaggi di grande peso per la storia culturale del nostro Paese vive dentro le pagine di questo libro; si pensi – prima di tutto – al pensiero spesso ricordato di don Luigi Giussani, un pensiero fondativo di un uomo il quale certamente non amava l’esperienza giuridica soprattutto per come essa iniziava a pervadere il contesto sociale del nostro Paese, trasformando un clima ancora permeato dell’umano forgiato dalla tradizione cristiana in legalismo, giustizialismo, insorgenza di infinite pretese dimentiche dei doveri. Eppure, pur dentro questo giudizio quasi impietoso, la riflessione di Giussani sul diritto e la giustizia muove a un approfondimento non più procrastinabile; se il senso del diritto subisce torsioni che lo muovono a diventare da fattore di ordine a mero strumento di potere, il contesto sociale subisce anch’esso conseguenze gravi di perdita di senso, di chiusura alla solidarietà, di contrattualizzazione di ogni rapporto e di ogni scambio o incontro mentre esso si sana se il senso di giustizia, la tensione alla misericordia, la percezione della gratuità divengono il motore della creazione e dell’attuazione della legge.[…] La lettura di questo testo può guidare nella ricerca sia tutti coloro che col diritto hanno a che fare sia chi, laicamente, cerca soluzioni eque per costruire assetti sociali più coerenti con i fini positivi che devono guidare l’azione dei pubblici poteri e di quelli privati, oggi più che mai capaci di esercitare il dominio sulle relazioni umane e su quelle sociali.

Guido Brambrilla: magistrato dal 1986, ha ricoperto funzioni giudiziarie
in diverse sedi italiane: è stato giudice istruttore, pubblico ministero e componente di collegi giudicanti in importanti processi penali. È attualmente giudice presso il Tribunale di Sorveglianza di Milano. Ha tenuto diverse lezioni su temi di diritto penitenziario e di antropologia giuridica presso le facoltà di giurisprudenza dell’Università Cattolica e Statale di Milano e in occasione di vari master di criminologia. È autore di numerosi articoli nella materia della rieducazione e del diritto penale avanzato.


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