Palazzo Reale: Giotto, l’Italia

Settembre 20, 2015
Featured image for “Palazzo Reale: Giotto, l’Italia”

Giotto, l’Italia dal 2 settembre 2015 al 10 gennaio 2016 a Palazzo Reale di Milano, una sequenza di capolavori assoluti per la prima volta in un’unica mostra. E’ il grande evento espositivo che concluderà il semestre di Expo 2015, a Palazzo Reale di Milano. Sono quattordici i capolavori del grande artista del Medioevo, circa la metà della produzione di dipinti su tavola di Giotto, che mostrano il suo tragitto compiuto attraverso l’Italia del suo tempo in circa quaranta anni di attività. Una mostra che vuole rivolgersi anzitutto agli italiani, che sono i custodi delle opere dell’artista fiorentino.
Visita il sito della mostra

Approfondimento
“E Giotto scongelò il mondo” di Giuseppe Frangi (da Tracce, settembre 2015)
Il ritorno di Giotto a Milano. Sono passati giusto 680 anni da quando il grande artista venne mandato dai fiorentini alla corte del sempre più potente Azzone Visconti, come gesto di cortesia e quindi in funzione diplomatica. Arrivò Giotto a Milano e arrivò con tutto il corteo di seconde linee, come si conviene ad un artista che era l’autorità massima e indiscussa nel campo della pittura e non solo («…e ora ha Giotto il grido», aveva scritto Dante nell’XI del Purgatorio, attestando il sorpasso su Cimabue). Giotto ritorna, forte di una fama che i secoli non hanno assolutamente scalfito: una mostra a Palazzo Reale di Milano raduna eccezionalmente tredici opere sue, tra certe e attribuibili, con un allestimento di grande forza suggestiva, firmato da Mario Bellini. In mostra si vede Giotto e solo Giotto, per ribadire il suo essere unico, vero numero primo, punto di scaturigine di una nuova storia.
Tornando a 680 anni fa, non fu operazione di poco peso quella messa in campo dai fiorentini nel 1335. Giotto, infatti, a Firenze teneva le redini di tutte le più importanti fabbriche cittadine, era sovrintendente del cantiere della Cattedrale ed era un punto di riferimento essenziale. Decidere di lasciarlo andare a Milano, senza che, a quanto risulta, neppure ci fosse sul tavolo una committenza particolare fu una scelta di vera captatio benevolentiae: tener buona la vera potenza nascente nello scacchiere italiano.
A Milano, naturalmente, gli venne subito trovato da fare: dipinse nella Corte Vecchia, l’attuale Palazzo Reale, una galleria di uomini illustri, personaggi per lo più dell’antichità a cui aveva ovviamente associato anche il ritratto di Azzone Visconti. «Col nome della Vanagloria, che ivi si vedeva dipinta, ed all’intorno vi furono dipinti ad oro, azzurro e smalto vari principi celebri nelle Storie, come Enea, Ettore, Ercole, Attila, Carlo Magno, ed Azzone», scrisse Galvano Fiamma, frate domenicano, cronista di quella stagione milanese.
Oggi di tutto quel ciclo non resta più nulla. E non resta nulla di ciò che Vasari garantisce avesse dipinto in città: «Lavorò anco in Milano alcune cose, che sono sparse per quella città, e che insino a oggi sono tenute bellissime», scrive, infatti, nelle sue celebri Vite. Restano altri segni importanti del suo passaggio, ma sono riferiti dalla critica ai suoi seguaci più vicini. Stefano Fiorentino lavorò nel tiburio di Chiaravalle, mentre a Giottino, figlio dello stesso Stefano, è riferita la bellissima Crocifissione conservata in San Gottardo, cioè in quella che era la Cappella di Corte dei Visconti. Come ricorda Marco Rossi, che in occasione della mostra ha approfondito gli studi dell’affresco (che venne strappato dal muro e messo su tela ed è stato restaurato in occasione della mostra), Stefano e Giottino portarono a Milano una loro declinazione della novità del maestro, quella che Vasari definì del «dipingere dolcissimo e tanto unito».
Continua a leggere…


Condividi: