Francofonia di Aleksandr Sokurov

Gennaio 14, 2016
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“Francofonia” è la storia di due uomini eccezionali: il direttore del Louvre Jacques Jaujard e l’ufficiale di occupazione nazista il conte Franziskus Wolff-Metternich – prima nemici, poi collaboratori. Sarà grazie alla loro alleanza che molti dei tesori del Louvre saranno salvati. “Francofonia” esplora il rapporto tra l’arte e il potere e il grande museo parigino diventa un esempio vivo di civiltà e l’occasione per rivelare quanto l’arte ci racconta di noi stessi anche durante uno dei conflitti più sanguinosi che la storia abbia mai visto.
Proponiamo una recensione di Riccardo Bonacina all’ultimo film di Aleksandr Sokurov presentato nel settembre scorso alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e uscito poco prima del Natale in poche sale.
Un film per capire il dramma dell’Europa.
Guardate quella nave in mezzo alla tempesta, una nave zeppa di container carichi di opere d’arte. Il comandante dovrà decidere se liberarsi del carico troppo pesante per aver salva la vita o continuare, rischiando il tutto per tutto, salvando vite umane e quel carico che racchiude lo stesso senso della vita umana. È un’immagine e un dramma raccontato nell’ultimo film di Sukurov da cui non riesco a liberarmi. È una questione per noi oggi.
Qualche giorno fa ho visto, Francofonia, l’ultimo film di Aleksandr Sokurov presentato nel settembre scorso alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e uscito poco prima del Natale in poche sale. Il sottotitolo del Film recita “Il Louvre sotto occupazione” e in effetti racconta del Louvre nei giorni dell’occupazione nazista di parte della Francia e di Parigi. Ma il film di Sokurov, attraverso la metafora del Louvre e della relazione tra il direttore del Louvre Jacques Jaujard e l’ufficiale nazista respsonabile dei beni culturali delle zone occupate, il conte Franziskus Wolff-Metternich che trovano una tacita e silente intesa per proteggere secoli di storia e di bellezza, racconta molto di più. È un film che mi ha commosso e a cui ritorno, attraverso le immagini e la sceneggiatura più volte al giorno. Il film del maestro siberiano, a me pare, è metafora perfetta e conturbante del dramma che sta vivendo oggi l’Europa. Un’Europa smarrita, senza radici e senza ideali, prigioniera di tecnostrutture, vuota di solidarietà e di futuro e in balia delle onde e dei marosi della storia.

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