27 ed. Premio di Poesia il Solco

Settembre 26, 2016
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E’ bandito dal “Centro Culturale Don Ettore Passamonti” con la collaborazione del “Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e brianza”, la ventisettesima edizione del Premio di Poesia in vernacolo lombardo “Il Solco”. Correva l’anno 1989: un gruppo di amici appassionati di poesia si incontrano con alcuni responsabili del centro culturale ai tavoli di un bar di Biassono. Da questo incontro nasce la voglia di lavorare insieme sulla tematica della poesia in lingua e dialettale. Da questa occasione, insieme alla collaborazione che il centro culturale aveva intrapreso con i coltivatori diretti di Biassono, scaturisce l’idea del concorso e si decide di organizzarne la prima edizione in contemporanea alla festa del Ringraziamento (che si tiene nel mese di gennaio).

Per spiegare il perché di questo titolo, Il Solco, prendo in prestito una frase di una splendida descrizione che ne fece il nostro amico Cesare Caspani, giocando sulla similitudine della attività del contadino con la vita:
Dopo le notti silenziose e fredde dell’inverno, sappiamo che il coltivatore opera, si interroga, gioisce e soffre con la terra: vive in sintonia con la sua anima.
Nell’operazione di rimozione, tracciando il solco, vi è la volontà di rompere Diciannove edizioni, diciannove anni nei quali abbiamo incontrato numerosi amici, a partire dall’indimenticato Gipo (Giuseppe Pozzi) vera anima del concorso e presidente della giuria sino all’anno della sua morte e poi tutti gli altri amici conosciuti, quali i membri della giuria ed infine la prof. Maria Organtini che ne è diventata presidente e quindi co-organizzatrice con il Cenacolo dal 1996.

PERCHE’ LA POESIA

Vorrei ora dare un breve commento dell’iniziativa, e per fare questo prendo in prestito le parole dell’allora sindaco di Biassono, sig. Giuseppe Villa (altro grande sostenitore di questa avventura):

Lo stesso uso del dialetto, che in poesia è strumento elegante di espressione al pari della lingua, è veicolo agevole di comprensione nel racconto poetico dei sentimenti, delle consuetudini, delle riflessioni sulla trascorsa quotidianità e delle emozioni sulle vicende dei giorni nostri. Il tutto in una garbata sintesi di memoria e di stimolo culturale che è ancora oggi un patrimonio insolito al quale attingere per momenti di serenità.

Tre sono quindi le ragioni per cui il centro culturale promuove questo concorso:
 La prima ragione sta nella coscienza della natura stessa della poesia come trasfigurazione della realtà, sguardo inedito sulle cose. “Perché ci rivolgiamo alla poesia” si chiede Tischner, un filosofo polacco, “non perché abbiamo fame di poesia ma perché questa ci fa guardare le cose di tutti i giorni con un occhio diverso”.
E’ il desiderio di novità, cioè il bisogno di guardare il significato delle cose, che spinge a leggere e scrivere poesia. Il Centro Culturale consapevole di questo, con il concorso “Il Solco” vuole riaffermare la valenza educativa della poesia.
“Svegliare l’uomo” afferma Mario Luzi “questo è il compito del poeta”.
Il Centro intende partecipare a questo compito valorizzando chi scrive poesia.

 La seconda ragione è l’urgenza di lottare contro la massificazione della lingua. Da più parti oggi ci si lamenta del fatto che la parola sia povera, omologata, utile solo per scambiare informazioni in un quotidiano da sopravissuti. Tale riduzione della parola è riduzione dell’uomo.

Occorre quindi recuperare il senso della parola come segno dell’esperienza originale dell’uomo. Da dove partire per un simile recupero? “Il Solco” invita a partire da una rinnovata attenzione al dialetto come lingua che non solo dice ma anche esprime il rapporto dell’uomo con le cose, con se stesso, con gli altri, in modo immediato, non “medializzato”, dentro la coscienza di una lunga storia.
Noi guardiamo dunque al dialetto non con gli occhi nostalgici dei tempi antichi, ma con il cuore innamorato dell’uomo che vive e appartiene ad un popolo.

 La terza ragione è la volontà di metterci al servizio del popolo come realtà umana immersa nella tradizione lombarda nata e sviluppata nell’incontro con l’avvenimento cristiano.
Non c’è lingua senza popolo, non c’è popolo senza poesia.
Qualcuno ha definito la poesia come “parola vestita a festa”. Proporre il concorso “Il Solco” è invitare a vivere facendo festa nella memoria del bello e del vero che si incontra.

Il nostro è il tentativo di valorizzare l’iniziativa di quanti credono ancora nella poesia, nel dialetto, nel popolo: tre realtà connesse che si chiariscono a vicenda.

Per conlcudere, dice Davide Rondoni (poeta in lingua) nelle note di un suo libro: “Le parole della poesia e della letteratura non sono parole di una lingua diversa, per iniziati o per abitanti di un iperuranico pianeta, ma sono le nostre parole di sempre ‘accese’ da una tensione nuova”. È questa tensione nuova che ci auguriamo possa ogni volta accadere nella lettura di una poesia, al di la’ della lingua in cui è espressa, ed è questa tensione nuova che ci fa godere di fronte allo scorrere di storie e di sentimenti tutt’altro che passati e tutt’ora attuali.


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