Chi è vissuto a cavallo tra questo secolo e quello passato e da trent’anni organizza mostre alla festa del paese, potrebbe pensare sia di conoscere già madre Teresa, sia di sapere come si mette in piedi una mostra ad un mese dalla canonizzazione. Invece no! Questa santa ci ha spiazzato in tutti i sensi: sia perché La Madre è infinitamente di più di quello che si conosce, sia perché l’interesse che ha suscitato nel nostro paese e in quelli vicini è stato al di sopra di ogni nostra previsione.
L’esposizione della mostra dal titolo ”Madre Teresa: vita, spiritualità e messaggio” organizzata dal centro culturale san Mauro di Gessate in collaborazione con la Parrocchia, patrocinata dal comune e sostenuta da numerosi sponsor, realizzata dalle Missionarie della Carità con la supervisione della giornalista Marina Ricci in occasione della manifestazione “Meeting per l’Amicizia fra i popoli”, anno 2016, è un invito a incontrare personalmente la Madre, attraverso essenziali notizie storiche e molti, tantissimi documenti, tutti da leggere e da meditare, oltre a decine di foto con sguardi che parlano.
Dalla poesia che 18enne scrive sulla nave che dall’Albania, sua terra natale, la porta in India, terra di missione, ai dialoghi struggenti con Gesù che la invita, 18 anni dopo, nel famoso 10 settembre del ‘46, a lasciare l’ordine delle Suore missionarie di Loreto per portarLo “nei buchi dei poveri”.
Della voce di Gesù, delle sue richieste, delle visioni, Madre Teresa parlerà solo al suo padre spirituale e all’Arcivescovo della sua diocesi, come documentano le sue lettere di richiesta di essere sciolta dai voti per intraprendere il nuovo cammino indicato dallo Sposo. Ottenuto il permesso, dopo i primi tristi mesi di solitudine, ecco l’arrivo delle prime suore che aumentano sempre di più tanto da dover comprare una nuova casa..a suon di preghiere!
Ogni visitatore leggendo la mostra ha fatto il suo personale percorso di incontro con la Madre e attraverso lei con Chi lei ha in maniera struggente amato fin dall’infanzia. “Quando penso al 10 settembre 1946 posso soltanto ringraziare Dio dal profondo del mio cuore per tutto quello che ha fatto. Non rivendico nulla sull’opera, perché è stata, è, e sempre rimarrà Sua” .
Personalmente entrare in contatto con questa santa è stato molto duro perché la radicalità del suo amore a Cristo, la totalità della sua dedizione ai poveri mi ha fatto inizialmente chiudere a riccio, con la percezione che fosse troppo, impossibile per me. E l’abbandono è nato solo, piano piano, dalla”frequentazione“ della santa , attraverso la mostra e l’incontro con i suoi “figli” (ma in fondo, non è stato lo stesso anche per gli apostoli?)
Attraverso la mostra ho incontrato di nuovo l’opera, questa dedizione agli ultimi più ultimi, che ci chiudono lo stomaco solo a guardare le foto, familiarizzato con i nomi dei ricoveri per i moribondi “Nirmal Hriday”(cuore puro) o degli orfanotrofi per i bambini abbandonati “Nirmala Shishu Bhavan”(che per me è un nome, non così per i due fratellini indiani a cui la mamma diceva mostrando la foto ”tu eri in una culletta così, te lo ricordi?”) o della città che costruirà per i più emarginati, i lebbrosi “Shanti Nagar” (la città della pace), che sono coloro che ancora oggi tessono i sari bianchi bordati di azzurro delle missionarie della carità.
E sono stata folgorata dalla rivelazione che solo l’esame attento dei postulatori delle cause di beatificazione e santificazione ha potuto effettuare, perché Teresa non lo aveva mai pubblicamente confessato:” Dentro di me, tutto è freddo come il ghiaccio. E’ solo quella fede cieca che mi fa andare avanti. Il sorriso è un gran mantello che nasconde una enorme sofferenza. Per favore (chiede rivolgendosi all’arcivescovo, unico a conoscenza della cosa) chieda alla Madonna di essere una madre per me in questa oscurità”. Una oscurità che ha il sapore della lancinante nostalgia per un rapporto che aveva raggiunto un grado indicibile di intimità con Chi, dopo, aveva la forma di un Volto nascosto “Con gioia accetto tutto fino alla fine della vita e sorriderò al Tuo volto nascosto-sempre” soprattutto quando capirà che” l’oscurità è il legame misterioso che la univa a Gesù, il tramite che permetteva di condividere la Sua passione e la Sua opera di Redenzione”, come ben dice la mostra. Ma quale certezza e consolazione ci viene a sentirle dire poco prima di morire: ” Se mai diventerò una santa- sarò di sicuro una santa dell’oscurità. Sarò continuamente assente dal Paradiso per accendere la luce a coloro che, sulla terra, vivono nell’oscurità”.
Questa la mia parzialissima e personale sintesi della mostra, ma del resto questo metodo personale di approccio al personaggio è stato quello del relatore nella serata di inaugurazione padre Bernardo Cervellera del Pime oltre che direttore di Asianews. Prima di lui anche il nostro nuovo parroco, Don Matteo Galli, portando il saluto, ci ha rivelato di aver incontrato, giovane seminarista, la santa e di essere stato affidato da lei alle preghiere di una suora sconosciuta in chissà quale parte del mondo.
Padre Bernardo, partendo dalle personali occasioni di incontro con la Madre, ha poi raccontato una storia che ha dell’incredibile, se si pensa scritta da un’unica persona, per di più così semplice ed umile, ma lei era la più consapevole di essere la matita nelle mani di ben altro scrittore!!! E allora si scopre un mondo inesauribile, sviluppato con lungimiranza e intelligenza: voglio solo fare due esempi. Si parla sempre di missionarie della Carità, ma forse non si sa che la Madre ha fondato per loro un ramo contemplativo e uno attivo e lo stesso per i Fratelli missionari della carità e poi che da lei è scaturito anche un ramo sacerdotale. “Missionari della carità. Le cinque ferite di Gesù…Le due ferite nelle mani: le Sorelle e i Fratelli attivi che servono i Poveri con amore sollecito. Le due ferite nei piedi: le Sorelle e i Fratelli contemplativi, che vanno in cerca di anime, per mezzo della parola, della preghiera e della penitenza. Le ferite nel Sacro Cuore di Gesù – i sacerdoti, che saziano la sete di Gesù, vivendo il loro sacerdozio e contemplando il lavoro delle Sorelle e dei Fratelli – nei Poveri di cui essi si prendono cura”. E poi con ulteriore genio di fede immaginare che ogni sacerdote potesse essere “adottato” da una delle sorelle con un indissolubile patto di reciproca preghiera: ragazzi che rete!!!
L’altro esempio l’abbiamo visto domenica 2 ottobre con i nostri occhi: parte sempre con il sì ad un’intuizione di un’amica che dice:” All’inaugurazione perché non documentiamo quello che il relatore dirà con un “frutto” dell’opera di Madre Teresa che abbiamo davanti agli occhi da anni? Perché non invitiamo Luigi e Mariella che hanno adottato grazie alle Missionarie della Carità tre ragazze indiane?”. La proposta,accolta, ha generato qualcosa di incredibilmente inaspettato: intanto la bellezza di quanto Mariella ci ha raccontato nella serata, quando , assieme alla loro esperienza personale , ci ha spiegato il metodo con cui la madre aveva impostato la vicenda delle adozioni. I loro bimbi, accolti, nutriti, amati nei loro orfanotrofi, dovevano essere dati a famiglie che facessero parte di una più grande “famiglia di famiglie”, in cui ci si continuasse ad incontrare ed aiutare, in cui i ragazzi potessero continuare ad avere legami fra loro e con l’esperienza che li aveva accolti. E questo abbiamo visto con i nostri occhi domenica 2, quando le famiglie adottive dei ragazzi indiani delle Missionarie della Carità sono venute con i loro ragazzi a visitare la mostra portando con loro, grazia nella grazia, due missionarie della carità, Sister Therese e Sister Nardia e poi anche la curatrice della mostra, la giornalista Marina Ricci, che in fatto di adozione la sua storia l’ha raccontata in un libro che consiglierei al mondo: “Govindo. Il dono di Madre Teresa” ediz. San Paolo, che ha resistito solo due giorni sul nostro tavolo in mostra (come del resto anche l’altro, che lo stesso vorrei consigliare, questo del padre postulatore della causa di santificazione P. Brian Kolodiejchuk “Madre Teresa sii la mia luce” ed. Bur e per i più piccoli “Madre Teresa. La matita della misericordia”, ed. Mimep-Docete).
Questo incontro in carne ed ossa con il carisma di Madre Teresa ha reso ancora più straordinaria l’esperienza di questa mostra che aveva già visto una buona partecipazione alla serata introduttiva, ma ha avuto un numero di presenze mai visto in 30 anni di onorata carriera, se , come è vero, non ci era mai capitato di dover ristampare, in corso d’opera, locandine e segnalibri, perché i 1500 esemplari non sono bastati. Questo ci ha evidenziato quanto Madre Teresa sia radicata nel cuore della gente e lo capiamo bene, perché abbiamo visto come si è radicata nel nostro. Per questo, dopo la chiusura della mostra, il 9 ottobre, chi se la fosse persa, chi volesse continuare a parlarne, visionare il video della serata introduttiva o acquistare i libri di cui sopra, può riferirsi al numero di telefono che avete trovato in locandina:339 1706748.
(Per il centro culturale San Mauro di Gessate, Luisa Fabiani)
Visita il sito MEETINGMOSTRE dove puoi trovare l’Anteprima Pannelli della mostra su Madre Teresa, i video di presentazione della mostra e l’audioguida.