La questione

Padre Ibrahim a Lissone

29 Gennaio 2020
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Martedi 28 Gennaio 2020 Padre Padre Ibrahim Alsabagh, è stato ospite della Comunità Pastorale S. Teresa Benedetta della Croce presso la Parrocchia Sacro Cuore di Gesù in Via del Concilio, 20 a Lissone su invito dell’ Associazione Culturale Alessandro Galimberti e del Circolo Culturale e Sociale Don Ennio Bernasconi, dove ha raccontato come vive la sua gente e cosa vuol dire per lui rispondere oggi all’invito che il Signore fece a San Francesco: “Ripara la mia casa.”

Padre Ibrahim Alsabagh é nato a Damasco nel 1971 da una famiglia cristiana e cresce nella capitale dove si diploma, iscrivendosi poi alla facoltà di medicina. Dopo 3 anni di università decide di entrare in Seminario Orientale, in Libano, dove rimane per 4 anni.

Successivamente entra nell’Ordine dei Frati Minori a servizio della Custodia di Terrasanta. Nel 2004 viene ordinato sacerdote. Nel 2014, mentre studia a Roma, riceve l’invito del suo superiore Padre Pierbattista Pizzaballa: “ il Custode mi ha spiegato che c’era bisogno di frati ad Aleppo e mi ha chiesto ancora la mia opinione. Dalla mia bocca a quel punto è uscita la stessa risposta data al Signore tanti anni fa, quando avevo 19 anni: ECCOMI”

Se è vero, cioè, che le forze che muovono la storia sono anche quelle che fanno felice il cuore dell’uomo, è proprio vero che è dentro la vicenda siriana c’è il peso della riflessione che cento anni prima Alessandro Manzoni ha consegnato alla nostra attenzione. Il Manzoni, descrivendo la vicenda de “I Promessi Sposi” dice che c’è una storia dei potenti e una storia degli ultimi cioè che il senso della storia dei potenti lo capisci realmente solo se vai al fondo, al cuore della storia del più umile di quella vicenda umanissima tenera e drammatica che è stata la storia di Renzo e Lucia e proviamo a immaginare quanti Renzo e Lucia ci sono tra i dodici milioni di siriani che sono stati costretti ad abbandonare il proprio Paese o tra i settecentomila siriani che nella infame mattanza di questi anni hanno trovato la morte.

Quel che vogliamo dire è che la questione siriana è molto di più di quello che noi abbiamo potuto capire attraverso il racconto dei media in questi ultimi anni, tante volte troppe volte addomesticato di proposito ma è anche molto di più di quello che hanno potuto spiegare le cancellerie dei Paesi che certo hanno il dovere di una composizione geopolitica ma che raramente sanno andare al fondo reale di una questione così grave.

“Viene il Mattino”: il libro per rilanciare la speranza

“Ci sono le case da riparare,- afferma Padre Ibrahim – le chiese e le moschee, ma a dover essere ricostruita è soprattutto la persona. Le ferite sono tante: ve ne sono di manifeste, a ogni angolo di strada, e ve ne sono di nascoste, nei cuori delle persone e nelle relazioni a tutti livelli della società. La notte di Aleppo non è finita, ma il fuoco non si è spento sotto la cenere e la morte non ha l’ultima parola”. Concetti ribaditi anche nella Prefazione: “Questo libro è stato scritto anche per rinsaldare i legami nati in questi anni con tanti amici, che hanno pregato per noi e che custodiscono nella preghiera e nell’affetto ogni abitante di Aleppo e della Siria, ormai diventata una drammatica periferia esistenziale”.

Ecco spiegato il perché dell’incontro con Padre Ibrahim Alsabagh, che ha presentato il suo libro “Viene il mattino. Aleppo, Siria. Riparare la casa guarire il cuore”. Dedicato a quanti amano il popolo siriano e pregano per la pace, il secondo libro di padre Ibrahim racconta e condivide la vita quotidiana dei siriani che tornano a popolare le strade di Aleppo con speranza, coscienti della distruzione ma anche desiderosi di ricominciare.


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