Cesare Pavese. Il Mestiere di vivere
Diario 1935-1950 con il taccuino segreto
Nel suo Diario e nel taccuino segreto, una ventina di fogli redatti tra il ’42 e il ’43, Cesare Pavese racconta se stesso: attraverso pensieri, riflessioni, sensazioni, intuizioni Pavese racconta la sua drammatica vicenda umana e la sua tensione letteraria, sempre alla ricerca di prospettive nuove.
Pavese inizia la stesura del Diario dopo il suo arrivo a Brancaleone Calabro, il 6 ottobre 1935, e lo termina qualche giorno prima del suicidio, il 27 agosto del 1950.
I suoi testi presentano l’umano, il desiderio di felicità che porta e nello stesso tempo la caduta perché nulla risponde a ciò che sente il cuore.
Questo porta ogni giorno a ricominciare come scriverà il 23 novembre 1937: “L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Quando manca questo senso – prigione, malattia, abitudine, stupidità – si vorrebbe morire.”
Nello stesso tempo significativa è la sua vocazione letteraria che lo porta ad amare la parola come ponte verso qualcosa di misterioso. Scriverà il 4 maggio 1942: “Nell’inquietudine e nello sforzo di scrivere, ciò che sostiene è la certezza che nella pagina resta qualcosa di non detto.”
Ciò che rimane non detto lo sosterrà dentro il cammino dell’esistenza in una ricerca che sempre aperta al mistero lo sfiorerà, segno che ciò che il cuore detta urge ad una meta, è ragionevole che abbia risposta.
Con questo testo Pavese consegna ad ogni suo lettore il compito di cercare in se stesso il destino dell’esistenza.
Gianni Mereghetti
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