La questione

Su “Recondite Armonie” di Gallarate

28 Ottobre 2021
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Il primo barlume si era acceso nei lunghi pomeriggi del primo lockdown quando, mettendo ordine fra vecchi documenti e oggetti nelle nostre case, ci siamo imbattute in un curioso inventario risalente al 1906 che elencava i capi portati in dote dalla nonna alla vigilia del matrimonio e il loro relativo prezzo. Insieme a esso lenzuola, tovaglie e manufatti ricamati che raccontavano con la loro bellezza l’arte del ricamare, la cura per la casa, l’attesa e la ricerca di un per sempre che si nascondono dietro la lunga preparazione di un corredo. Quando dopo alcuni mesi Mons. Riccardo Festa, prevosto di Gallarate, ha lanciato il gesto di un pellegrinaggio pubblico e di un voto alla Madonna per allestire la Casa di Eurosia, una dimora per i senzatetto che fosse per loro una vera e propria casa, il barlume si è trasformato nell’idea di allestire una mostra sui corredi e di devolvere il ricavato a quest’opera. Ne abbiamo parlato nel nostro Centro Culturale Tommaso Moro di Gallarate e, lavorandoci insieme, il progetto ha preso forma e consistenza.

La prima sorpresa è arrivata dalla disponibilità di diverse famiglie a condividere oggetti e memorie della loro storia. Ascoltando e raccogliendo racconti e ricordi abbiamo incontrato i segni di un’umanità solida, anche quando provata dagli eventi drammatici del secolo scorso.

Durante l’ideazione e l’allestimento della mostra numerose persone, aziende, scuole, professionisti ci sono venuti in aiuto con contributi gratuiti per risolvere difficoltà e bisogni che man mano si presentavano. E spesso era come se la risposta arrivasse da un’altra parte rispetto alla strada che avevamo intrapreso.

Alla fine la mostra Recondite Armonie. Di corredi, storie, famiglie è stata allestita dal 16 settembre 2021 con un centinaio di capi provenienti da trenta corredi e il racconto delle storie di chi li aveva posseduti.

La risposta del pubblico è stata altrettanto sorprendente e generosa: 1200 ingressi, prolungamento di tre giorni dell’esposizione (fino al 3 ottobre), 5.000 euro di donazioni versate alla Casa di Eurosia. Si è trattato di un pubblico eterogeneo, mosso da interessi diversi ma accomunato da un senso di gratitudine – espressa anche in forma scritta – per quello che una visitatrice ha definito “un’iniezione di bellezza”, di corrispondenza e di commozione verso i temi sottesi alla mostra.

I temi della mostra, che si è svolta nell’Anno della Famiglia, sono stati ripresi e approfonditi anche attraverso due appuntamenti a essa collegati: la visione del film di Pupi Avati Lei mi parla ancora e l’incontro dal titolo Famiglia: c’è ancora speranza? con Vittoria Maioli Sanese e Gabriella Ottonelli.

Quello che, però, ci ha sorpreso più di tutto è stato il coinvolgimento dei giovani volontari, per metà di origine straniera, studenti di un Istituto superiore della città, che hanno svolto servizio di accoglienza e custodia. Contro ogni previsione, immedesimandosi nelle storie raccontate, sono stati attratti da un mondo lontano che li ha incuriositi e affascinati, dimostrando che sono possibili esempi di “consegna che una generazione offre alla successiva di ciò che ritiene dotato di valore perché a sua volta valorizzi e incrementi – anche con le opportune innovazioni – quanto ricevuto”, come recitava il volantino della mostra.

Un esempio per tutti: Ikram, giovane tunisina, racconta a tutte le persone che entrano nella saletta da lei custodita la storia di Cesira e Antonio che si sono sposati nel 1932 e hanno vissuto insieme per 72 anni. Quando ne parla le si illuminano gli occhi. Alla domanda: “Ti piace proprio questa storia: perché?” risponde che quella di Cesira era stata una vita felice, trascorsa 72 anni insieme al marito, ai figli e ai nipoti. Un giudizio sorprendente per una ragazza di oggi: le storie e gli oggetti che hanno suscitato in tanti adulti la nostalgia per alcuni tratti del proprio passato, nei giovani hanno smosso il desiderio recondito del loro cuore.

Infine l’esposizione e lo spazio, inclusi i tavolini del cortile, in cui si è svolta la mostra si sono trasformati in un luogo di incontro, confronto, ricordi e accoglienza.

Insomma, uno spazio di ripartenza in questi momenti difficili.
Vittorio, Maria, Matilde. Daniela ecc


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