Tradizione. Quel che abbiamo di più caro
Sull’incontro del Centro Culturale di Rimini con S.E. Mons. Giacomo Morandi, Segretario della Congregazione per la dottrina della fede
“Dobbiamo restare fedeli alle nostre tradizioni”. “La nostra tradizione va difesa”. Quante volte, anche nel dibattito culturale e politico, si ascoltano frasi di questo tipo? Tradizione, poi, è una parola tipicamente ecclesiale, indica una delle due fonti della Rivelazione, l’altra è la Sacra Scrittura.
La tradizione indica quanto è stato conquistato nel tempo, quanto è stato ricevuto da chi ci ha preceduto, quanto ha costituito la civiltà europea e occidentale in cui viviamo. Nel dibattito contemporaneo non c’è consenso unanime sulla tradizione, sulla sua interpretazione, sul suo rapporto con il presente e il futuro. È una delle parole che dividono, stando al ciclo proposto dal centro culturale Il Portico del Vasaio. Nel senso che, in una società liquida e senza più evidenze elementari condivise, è pressante la domanda su quale sia il vero tesoro della tradizione, ciò che è davvero irrinunciabile, ciò che non deve andare perduto. La tradizione può riaccadere come un fatto vivo oggi e non come un reperto museale? Abbiamo la possibilità di riconquistare, non tanto al linguaggio ma all’esperienza reale, una parola così importante?
Per parlare di tradizione Il Portico del Vasaio ha invitato a Rimini uno dei principali collaboratori di papa Francesco: monsignor Giacomo Morandi, segretario della Congregazione per la dottrina della fede. L’incontro avrà luogo venerdì 24 maggio alle ore 21,15 nella sala del Giudizio del Museo della Città. Il titolo dell’incontro suggerisce la prospettiva: “Tradizione. Ciò che abbiamo di più caro”. La seconda parte del titolo è una citazione di di Vladimir Sergevič Solov’jev da I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo. All’imperatore che lo interroga lo starets Giovanni risponde: «Grande sovrano! Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui Stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità».
Anche papa Benedetto XVI ebbe modo di osservare “(…) Questa permanente attualizzazione della presenza attiva di Gesù Signore nel suo popolo, operata dallo Spirito Santo ed espressa nella Chiesa attraverso il ministero apostolico e la comunione fraterna, è ciò che in senso teologico s’intende col termine Tradizione: essa non è la semplice trasmissione materiale di quanto fu donato all’inizio agli Apostoli, ma la presenza efficace del Signore Gesù, crocefisso e risorto, che accompagna e guida nello Spirito la comunità da lui radunata.”
Monsignor Morandi è un emiliano originario della diocesi di Modena-Nonantola, di cui è stato sacerdote e vicario generale. Nel 2008 ha conseguito la licenza e il dottorato in teologia dell’evangelizzazione presso la Pontificia Università Gregoriana. Il 27 ottobre 2015 papa Francesco lo ha nominato sottosegretario della Congregazione per la dottrina della fede e due anni dopo lo ha promosso Segretario. Ha pubblicato Bellezza. Luogo teologico di evangelizzazione, Milano, Edizioni Paoline
L’incontro di venerdì è il secondo del ciclo, Il primo, svoltosi a febbraio, verteva su “Identità. Nel dialogo, chi siamo”. Il prossimo incontro sarà sulla parola “Popolo”.