Nel sesto anniversario della sua visita a Lampedusa, Papa Francesco ha celebrato una santa messa a Roma per i migranti. In un momento in cui si cerca di coprire la voce di chi soffre con le urla della politica che sta facendo dei migranti un oggetto di diatriba ideologica Papa Francesco ha aperto uno spiraglio di umanità chiedendo a tutti di non partire più dal punto di vista ideologico, ma introducendo finalmente uno sguardo umano.
Papa Francesco nell’omelia della Santa Messa ha detto che Dio spalanca le sue braccia a tutti. Gesù non fa distinzioni, la sua liberazione è elargita a tutti, alla figlia di un potente come ad una donna emarginata.
Poi Papa Francesco si è rivolto agli ultimi e ha detto con grande intensità: “il mio pensiero va agli “ultimi” che ogni giorno gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li affliggono. Sono gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; sono gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea. Essi sono solo alcuni degli ultimi che Gesù ci chiede di amare e rialzare. Purtroppo le periferie esistenziali delle nostre città sono densamente popolate di persone scartate, emarginate, oppresse, discriminate, abusate, sfruttate, abbandonate, povere e sofferenti. Nello spirito delle Beatitudini siamo chiamati a consolare le loro afflizioni e offrire loro misericordia; a saziare la loro fame e sete di giustizia; a far sentire loro la paternità premurosa di Dio; a indicare loro il cammino per il Regno dei Cieli. Sono persone, non si tratta solo di questioni sociali o migratorie! “Non si tratta solo di migranti!”, nel duplice senso che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata.”
E’ quello che ha indicato il Papa il criterio con cui affrontare la situazione attuale, sempre più difficile e caotica: il Papa è chiaro, non siamo di fronte al problema dei migranti, ma a persone che gridano il loro bisogno e che chiedono di essere aiutate.
E poi, riprendendo l’immagine della scala di Giacobbe il Papa ha voluto sfidare la dialettica di oggi introducendo un metodo del tutto diverso e profondamente umano. “Mi piace allora pensare – ha detto il Papa – che potremmo essere noi quegli angeli che salgono e scendono, prendendo sottobraccio i piccoli, gli zoppi, gli ammalati, gli esclusi: gli ultimi, che altrimenti resterebbero indietro e vedrebbero solo le miserie della terra, senza scorgere già da ora qualche bagliore di Cielo“.
Al posto di porti chiusi o porti aperti, vi è un’altra possibilità, quella di una scala su cui salgono e scendono persone con sottobraccio gli ultimi di oggi.
E’ una svolta quella che Papa Francesco ha fatto con il suo pontificato, una volta anche gli “ultimi” erano la bandiera di una posizione ideologica, oggi non più, gli ultimi sono Gesù che si affaccia dentro la nostra esistenza e chiede di essere portato sottobraccio! (Gianni Mereghetti)