Anche a Buccinasco abbiamo desiderato proporci e proporre pubblicamente due momenti in occasione del centenario della nascita di don Luigi Giussani. Il desiderio con cui sono nate le due serate è stato un far memoria di ciò che la vita di don Giussani ha donato a coloro che lo hanno incontrato direttamente e indirettamente. Infatti molti di noi pur non avendolo conosciuto personalmente, sono oggi parte di una storia che attraverso don Giussani lo Spirito Santo ha suscitato per il bene di tutta la Chiesa. La sfida era particolarmente vivace per noi qui a Buccinasco, dove don Giussani ha vissuto per diversi anni e dove ha intessuto trame di rapporti che hanno generato novità nella vita di tante persone e creatività di opere!
Abbiamo proposto una conversazione con Carmen Giussani a partire dal suo libro su “Il don Gius una vita affascinante” e una serata dal titolo “la nostra voce canta con un perché” per proporre a noi e a tutti la bellezza incontrata nell’esperienza del movimento attraverso il canto.
Queste due serate sono state un’inattesa ricchezza di cui siamo innanzitutto noi testimoni stupiti e quindi profondamente grati.
Conversando con Carmen – davanti a un numeroso pubblico che comprendeva anche il sindaco e diversi rappresentanti dell’amministrazione comunale – abbiamo gustato la personalità di don Giussani, quale compagno di cammino di tanti, ai quali ha donato innanzitutto il suo tempo, rimanendo fedele a queste amicizie e dando così carne alla fedeltà di Dio: “senza tempo non c’è rapporto”. Il tempo che un padre o una madre dedica ai figli e ciò che crea il rapporto; dare del tempo è dare sé stessi all’altro. Rimanendo fedele a tali rapporti nel tempo, don Giussani realmente ha incarnato per tanti di noi in modo personale la fedeltà di Dio. La fedeltà, infatti, è una caratteristica e un dono di Dio.
Nel dialogo sono poi stati sottolineati due aspetti della personalità di don Giussani. Il primo è l’amore alla vita, al mondo, alla ragione, agli uomini. Don Giussani aveva una esuberanza di vita, una pienezza di vita che lo portava ad amare il mondo, gli uomini, la storia, le cose, la realtà, in particolare la singola persona. Nel rapporto con lui ognuno si è sentito guardato e chiamato per nome, preso sul serio in modo unico e singolare. Il secondo aspetto è che don Giussani era un uomo che comunicava una soddisfazione affettiva, una realizzazione della vita e allo stesso tempo trasmetteva sempre una tensione, una ricerca, come se stesse vivendo sempre ascoltando un Altro e seguendo le tracce di un Altro, cercando un Altro. Questa ricerca non era mossa da una mancanza ma era mossa da una pienezza.
Ma come questo è attuale, vero ed incontrabile oggi? L’attualità di don Giussani è fatta di tre aspetti: il primo, delle parole che ci hanno lasciato i suoi scritti, il secondo, degli incontri che ha vissuto che rivivono oggi attraverso l’incontro che un ragazzo di vent’anni può fare con qualcuno che a sua volta ha conosciuto don Giussani e i suoi amici. Il terzo aspetto è la memoria. La memoria è l’organo spirituale che abbiamo per vedere il presente. Se io porto dentro di me la presenza viva di don Giussani, se io ne faccio memoria, appena una persona sconosciuta fa un gesto di carità, come io ho visto fare a don Giussani, io dico “ecco, è lo stesso gesto”. E appena io vedo una donna per strada che guarda il suo bambino come ho visto don Giussani guardare un altro, dico “ecco, è lo stesso sguardo”. E la contemporaneità di don Giussani e tanto più viva, quanto più è grande in noi la memoria. E più cresce la memoria e più uno si apre al presente, è capace di vedere il presente. Se non ci fosse memoria viva, il presente passa davanti a noi come sullo schermo, come quando passano le immagini, ma non lascia traccia perché non si aggancia a niente di quello che portiamo dentro. Se uno ha visto certi quadri, appena vede un pittore che dipinge in un certo modo, lo riconosce, e dice “è Matisse” o “è Van Gogh”, perché porti dentro un’impronta che ti permette di cogliere subito i segni di questa presenza.
La serata di canti intitolata “la nostra voce canta con un perché” ci ha di nuovo colto di sorpresa. E’ stato infatti l’emergere potente, attraverso i canti e i commenti di don Giussani, della ricchezza di bellezza espressiva ma soprattutto umana alla quale l’esperienza del movimento ci ha introdotto. Abbiamo gustato, in un auditorium stracolmo e in alcuni momenti avvolto da un assoluto e intenso silenzio che “il canto è l’espressione più alta del cuore dell’uomo” e che il canto sa esprimere meglio di mille parole la natura più profonda e vera di noi stessi, come desiderio e come cuore.
Abbiamo riascoltato attraverso le parole di don Giussani che “l’inizio del canto del movimento è l’inizio del movimento. Non c’è differenza. Nasce il movimento e si canta. Come un bambino con la madre. Si appartiene e sorge il canto.”
I canti spaziavano tra generi diversissimi, eseguiti da diverse “formazioni” canore. Questa varietà è emersa naturalmente, lavorando al programma della serata: è stato sufficiente riandare alla memoria di quante varie sollecitazioni la storia del movimento custodisce: dalla attenzione per la liturgia, ai canti per il triduo pasquale, dalla polifonia alle laudi medioevali, dai canti popolari russi alle canzoni napoletane, dalle canzoni nate nel nostro movimento ai canti alpini e agli spiritual. Abbiamo cercato di dare spazio a tutto questo, guidati dal desiderio che potesse riaccadere per tutti i presenti il mistero della bellezza che interpella il cuore di ognuno.
Abbiamo poi sperimentato che questa capacità di intercettare tante forme di bellezza e farle risuonare in profondità nel nostro cuore ha stupito e commosso coloro che hanno potuto assistere alla serata, tra i quali erano presenti il decano don Luigi Caldera e diversi rappresentanti dell’amministrazione comunale.
Ci ha particolarmente colpito veder cantare sul palco insieme genitori e figli, professori e studenti, amici con i quali ci frequentiamo da anni e nuovi amici appena incontrati, amici di Buccinasco e altri chiamati a contribuire alla serata. Un popolo si è mosso liberamente, per testimoniare con gratitudine cosa abbiamo incontrato e come questo percuote ancora oggi il nostro cuore. Tutto questo ha generato un’unità di esperienza, un gusto e una bellezza che ha superato ogni nostra aspettativa perché ultimamente non nostra.
Abbiamo potuto riconoscere ancora – nelle modalità così diverse ma affascinanti che sono accadute nelle due serate – quella evidenza che il Papa ha così ben descritto nel recente incontro del 15 ottobre a Roma: “don Giussani aveva intuito non solo con la mente, ma con il cuore che Cristo è il centro unificatore di tutta la realtà. E la risposta a tutti gli interrogativi umani è la realizzazione di ogni desiderio di felicità, di bene, di amore, di eternità presente nel cuore umano.”
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