Il mio amico Leopardi

Aprile 15, 2014
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Questo volume è una originale guida alla poesia di Leopardi a partire dai luoghi che alcuni versi hanno reso immortali – il Colle dell’Infinito, la Torre del passero solitario, la Piazzuola del sabato del villaggio… – per verificare come in lui dal temporale nasca il desiderio dell’eterno, dal contingente l’anelito all’assoluto.
Proprio questa tensione rese Leopardi “amico” di un giovane seminarista che a tredici anni imparò tutti i suoi canti, nei quali sentiva espressa la nostalgia della bellezza, profezia della Bellezza fatta carne.
Per questo Leopardi, da tanti considerato simbolo del pessimismo, è paradossalmente un fattore decisivo dell’avventura umana e della nascita della personalità cristiana di don Luigi Giussani, che ha generato un popolo di uomini adulti nella fede.

Con un saggio di Ignacio Carbajosa su Leopardi e Giussani

Questo libro nasce dalla insistenza di molti che mi hanno chiesto di rendere fruibili a tutti i contenuti svolti durante le guide proposte ai numerosi amici che visitando la cittadina marchigiana, patria del poeta, desideravano essere accompagnati. La passione per Leopardi, che coltivo da ormai trentacinque anni, si accresce nel tempo e il percorso che propongo non vuole essere altro che la testimonianza di chi, attraverso la lettura, semplice e non accademica, della poesia e della prosa di Giacomo Leopardi, ha fatto l’esperienza di uno sguardo diverso sulle solite cose: una esperienza nuova che può accadere come un “bel giorno che inizia” e che ci è dato da vivere; un giorno solito, come tanti altri, eppure nuovo, diverso, altro, rispetto ai giorni già vissuti; un accadimento avvenuto nel tempo attraverso un lavoro conoscitivo e di immedesimazione; un lento accostarsi ai testi, all’uomo, alla famiglia, a Recanati e ai luoghi che alcuni versi hanno reso immortali.
L’abbrivio di questo lavoro prende le mosse dalla provocazione, enigmatica e curiosa del critico Francesco De Sanctis, contemporaneo del poeta, che in Saggi critici del 1858 afferma che “Leopardi produce l’effetto contrario a quello che si propone. Non crede al progresso, e te lo fa desiderare; non crede alla libertà, e te la fa amare. Chiama illusioni l’amore, la gloria, la virtù, e te ne accende un desiderio inesausto. … È scettico, e ti fa credente”. È questa una affermazione che contrasta con il sentire comune, quello che relega Leopardi tra gli autori difficili da accostare, tutto ripiegato su di sé a causa delle sue personali sventure e per questo eccessivamente negativo.
Conoscere Leopardi attraverso l’ “effetto contrario” che produce non significa però stravolgerne il pensiero: la sua analisi dell’esistenza umana è effettivamente negativa e così radicale che nel 1821, conclude le poche righe dell’inno Ad Arimane con una preghiera che ci fa rimanere senza fiato: Non ti chiedo nessuno di quelli che il mondo chiama beni: ti chiedo quello che è creduto il massimo de’ mali, la morte… Non posso, non posso più della vita.” Quindi, rispettosi della sua opzione, il libro è un lavoro di verifica della “positiva contraddizione” evidenziata da De Sanctis. È vero o no che “Leopardi produce l’effetto contrario a quello che si propone?” Accostandoci alla sua poesia potremmo davvero sentirci più liberi, meno distratti e più capaci di amare? Potremmo veramente superare il nostro scetticismo di fronte alle circostanze della vita così spesso contraddittorie?
Si tratta in realtà di un lavoro letterario che sviluppa una coscienza religiosa, quella cioè che vede l’uomo impegnato a capire come dal temporale nasca il desiderio dell’eterno, dal contingente l’anelito all’assoluto, nel tentativo di reperire nella propria esperienza elementi che possano colmare quella positiva tristezza esistenziale che non lascia mai tranquilli. Il metodo proposto è semplice e percorribile da tutti, anche da coloro che ancora non conoscono Leopardi.
(Mario Elisei)

Mario Elisei,
Il mio amico Leopardi
Con un saggio di Ignacio Carbajosa su Leopardi e Giussani
Itaca, 2014
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