La mostra “Ravenna: Lo splendore dei mosaici” realizzata dal Centro Culturale Marcello Candia, progetto e testi curati dai Professori Annachiara Izzo e don Gaetano Brambilla, presenta la Storia della Salvezza attraverso i mosaici delle chiese di Sant’Apollinare Nuovo e di San Vitale a Ravenna. Una vera e propria Bibbia dei poveri, un’opera catechetica che educava un popolo all’ascolto dei testi sacri, nella fede. In particolare verranno presentati i mosaici che narrano la Storia di Cristo in Sant’Apollinare Nuovo: la mostra rappresenterà i mosaici in pannelli ad alta definizione, offrendone una visione ravvicinata tra le prime in Italia. I mosaici infatti stanno nella fascia superiore delle pareti della chiesa, a circa 12 metri di altezza, e quindi sono di difficile visione dal vivo.
La mostra si articola in tre parti
∙ Introduzione. Documenta la Ravenna imperiale, le Basiliche di Sant’Apollinare Nuovo e di San Vitale, il mosaico nella storia (6 pannelli). La disposizione a esedra pannelli introduttivi si chiude sul lato opposto con la riproduzione dei celebri cortei imperiali, quello di Teodora e quello di Giustiniano, che si trovano nell’abside della Basilica di San Vitale.
∙ Corpo centrale. Si tratta della riproduzione del Ciclo Cristologico (opera di altissima fattura artistica ed è il più antico ciclo giunto intatto fino a noi) che si trova nelle due pareti della navata centrale della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo. Ogni lato ha 13 immagini: quello di sinistra rappresenta la vita pubblica di Gesù Cristo e quello di destra il Triduo Pasquale. Sono numerati. Un apparato di una decina di riproduzioni accessorie (chiamate “Una sola lingua”) illustra riferimenti iconografici coevi di alcuni riquadri del Ciclo. Sono indicati da un numero (quello del pannello di riferimento) e una lettera.
∙ Sezione conclusiva. Si compone della riproduzione del presbiterio (le due lunette, “Abele e Melchisedech” e “Abramo e la Trinità”) e uno del catino dell’abside della Basilica di San Vitale. La riproduzione completa dell’abside conclude la sezione, consentendo il riferimento ai cortei imperiali della parte introduttiva
