La questione

Ciò che inferno non è

L’esperienza del BergamoIncontra

28 Novembre 2025
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Vogliamo rendere visibile una bellezza ostinata e inaspettata, che resiste nei luoghi più oscuri della storia e dell’anima”. Queste parole, tratte dal volantino di presentazione, esprimono sia l’intenzione sia ciò che è avvenuto nei giorni della manifestazione di BERGAMOINCONTRA quest’anno. Dal 17 al 19 ottobre al Chorus life di Bergamo mostre e incontri hanno documentato Ciò che inferno non è – titolo della kermesse – lasciando nel cuore di chi ha organizzato e dei numerosi partecipanti la certezza di aver vissuto un avvenimento che ha arricchito tutti di conoscenza e di speranza.

Sono state allestite due mostre già presenti al meeting di Rimini: “Franz e Franziska, non c’è amore più grande”; “Profezie per la pace”. La terza mostra, invece, ha riguardato la figura di un sacerdote bergamasco – don Antonio Seghezzi, per il quale è in corso il processo di beatificazione – morto nel 1945 a Dachau, consegnatosi ai nazisti per difendere i suoi giovani dell’azione cattolica, nonostante avesse già pronta una via di fuga per la Svizzera.

Gli incontri hanno spaziato dall’impegno dei cristiani in politica all’educazione, dall’amore che abbraccia il dolore alla pace come ‘lavoro artigianale’, ospitando testimoni importanti come Don Massimo Camisasca, l’on. Bonetti, Giancarlo Cesana, Giacomo Poretti, Maria Pia Rosani, Eraldo Affinati, Fra Francesco Jelpo, Davide Prosperi e altri ancora.

Non si è trattato prima di tutto di tendere alla riuscita di una manifestazione, perchè anche la cura e l’attenzione per ogni dettaglio sono state la conseguenza di un desiderio fattivo di condividere tra noi – e comunicare a tutti, pubblicamente – la possibilità di una strada verso la pace e la speranza, offerta da chi ha accolto l’invito di venire a raccontarci la propria esperienza e testimoniata dalle storie messe in mostra.

Il lavorare insieme, dunque, per costruire l’evento è stato animato dall’essere uniti per ricercare e capire ciò che può sostenere la vita in ogni circostanza, ma il bello è stato vederlo accadere davanti ai nostri occhi: il miracolo di un’unità e di una famigliarità tra persone tanto diverse per storia e ‘appartenenza’ che si sono messe in gioco con libertà e disponibilità nel lavoro della preparazione delle mostre e degli eventi. Come ha raccontato Nicolò durante l’assemblea finale in cui abbiamo giudicato insieme l’evento: “Quello che mi ha colpito di più è stata la vitalità di fronte alla proposta: quando chiedevo a una persona come stava andando il lavoro di preparazione, mi accorgevo che era già più avanti di quello che mi aspettavo.”

C’è poi chi è rimasto stupito per aver incontrato nuovi amici di altre associazioni mai conosciuti prima, con cui, lavorando insieme per la mostra su don Antonio Seghezzi, si è creata una immediata sintonia e senso di fraternità: un’unità generata dall’essere di fronte alla limpida testimonianza di fede di don Seghezzi. Anacleto Grasselli, presidente diocesano dell’Azione Cattolica bergamasca, sempre durante l’assemblea finale, ha espresso la sorpresa per la “freschezza e genuina cordialità” con cui è stata accolta la proposta di portare a Bergamoincontra la figura di don  Antonio Seghezzi che, fino a due settimane prima, alcuni di noi non sapevano quasi che esistesse. “Noi l’avevamo accantonato un po’, in attesa del miracolo per la beatificazione, ma un miracolo è avvenuto nella comunione in cui ci siamo conosciuti e riconosciuti in questo lavoro insieme”.

Possiamo quindi dire che ci siamo accorti di un filo rosso che ha legato ogni giornata e ogni evento: essere di fronte a un fatto più grande di noi che ha mosso non solo la vita dei testimoni protagonisti delle mostre e degli incontri, ma anche quella di ognuno di noi, convinti che questa manifestazione sia stato un tentativo di educarci instancabilmente a riconoscere un orizzonte più grande dentro la nostra vita, poiché il desiderio della pace, e la vita tutta, chiedono il riconoscimento di un’origine e di un destino comune.

Sperimentiamo tutti che l’inferno che incombe è là dove non si vedono indicazioni e luci per uscire dal buio della violenza, della disumanità, della solitudine, ma in questi giorni di BergamoIncotra  abbiamo visto accadere il grande e misterioso dono di un’unità che attraversa la storia e le storie personali, anche fragili, piene di dolore e fatica, di chi vuole continuare a rimanere vivo, lasciandosi illuminare da ciò che già c’è, e ‘inferno non è’, come ci ha ricordato anche il vicario generale della nostra diocesi, mons. Davide Pelucchi «Dio condivide con noi la sua amicizia, la sua vita, la sua gioia, il suo perdono. Quando l’uomo accoglie questi doni diventa capace di condividerli con gli altri fratelli. Dentro questa relazione d’amicizia con Cristo la nostra libertà diventa capace di scegliere “ciò che inferno non è”, e la nostra vita diventa un paradiso».

BergamoIncontra


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