Valenza (Al): L’uomo vale più della sua malattia

Incontro con Marta Scorsetti


L’Associazione Culturale Carlo Torriani organizza l’incontro dal titolo “L’uomo vale più della sua malattia”.

Interviene

Marta Scorsetti, responsabile Unità Operativa Radioterapia Istituto Clinico Humanitas di Milano

Cronaca dell’incontro di Angelo Teruzzi.
La bellezza di vivere nell’esperienza della radiochirurga: Marta Scorsetti

Si presenta tranquilla e serena, con atteggiamento affabile e un viso gioioso, e scoppia a ridere quando viene presentata dal dr. Farruggia come un “medico e ricercatore scientifico di primaria importanza”, mentre vengono elencate alcune tra le sue più di cento pubblicazioni scientifiche. Ma la dottoressa Marta Scorsetti, responsabile dell’Unità operativa di Radioterapia e Radiochirurgia dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, lo è veramente una personalità scientifica importante. Tuttavia la serata del 12 dicembre, nella sala gremita della parrocchia “Sacro Cuore” di Valenza, organizzata dall’Associazione culturale “Carlo Torriani” di Alessandria ( con il sostegno del Centro Servizi per il Volontariato), non riguarda gli aspetti propriamente scientifici del suo lavoro, bensì quelli umani. Così ella racconta i momenti salienti della sua esperienza di medico, l’intenso rapporto con i malati, i dialoghi e le amicizie che sono nate, gli eventi anche piccoli in cui si è espressa la bellezza della vita e la percezione della Presenza misteriosa di Dio.
Già all’inizio della sua storia, quando doveva scegliere la specialità cui dedicarsi dopo la laurea in medicina e percorrendo i corridoi dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano era stata colpita dalla drammaticità della condizione dei malati di tumore e dallo smarrimento che si esprimeva sui loro volti, ella decise che sarebbe stata con loro, nella fiducia che “Se Cristo non ha lasciata sola me, non lascerà soli neanche loro”. A un collega che le prospettava le difficoltà di quel particolare tipo di malati, ella rispose:”Se devono stare male e andare incontro alla morte, io sarò con loro”.
L’incontro con Cristo, cui ha dedicato tutta la sua vita entrando nei Memores Domini, associazione laicale fondata da don Giussani, è la sorgente di uno sguardo nuovo sulla realtà e di una capacità di condivisione del destino dell’altro, in cui è pronta a vedere, anzi, “curiosa di vedere” che cosa Lui fa succedere. Come quella volta che un avvocato, un uomo ricco e affermato nella sua professione, accetta docilmente la terapia cui lo sottopone e un giorno le dice”…lei ha il sole negli occhi, e un uomo che muore ha bisogno del sole”. Poi, – continua Marta Scorsetti – guardandomi fisso:”Ma cos’è questo sole?” e io:”Io ho incontrato Cristo e sono felice, ho fede” e lui:”Adesso ho capito che Dio mi vuole bene, che mi vuole ancora bene”; allora gli ho detto:”Mi sembra anche che la stia cercando molto”; e lui:”Sì, adesso sono pronto” ed è morto poche giorni dopo.” Le molte esperienze raccontate non possono essere riassunte, non vorrei tradurle in un “discorso”: chi desiderasse ascoltare direttamente la dott.ssa Scorsetti, può cercare nel sito del Meeting di Rimini della scorsa estate la sua testimonianza, simile a quella che abbiamo ascoltato venerdì scorso a Valenza. Un punto ancora vorrei richiamare, che mi sembra di particolare interesse nel dibattito attuale sui problemi del fine vita e dell’eutanasia. Chi rivendica la libertà di decidere della propria vita e della propria morte, difficilmente potrebbe lasciarsi convincere solo da un confronto di idee, pur necessario. Di fronte a un “ragazzo di trentacinque anni” che sta molto male, ha dolori dappertutto, non muove più le gambe e chiede “la puntura”, Marta Scorsetti reagisce:”Ma come, Stefano! Ma tu non sei mica le tue gambe, non sei mica le tue caviglie, non sei mica il tuo corpo. Tu vali di più di tutto questo, c’è Uno che ti ha fatto, fra milioni di persone non c’è nessuno come te. E Dio ti vuole così”. Il colloquio continua con i vecchi genitori, che muovono obiezioni, e poi ancora con Stefano, a cui la dottoressa alla fine assicura che avrebbero sistemato un po’ la terapia del dolore e chiede se gli andava bene il programma. “Lui mi disse sorridendo: Sì, va bene così”. C’è un insieme di convinzione e di amore, di disinteresse personale e di attaccamento alla verità, di fiducia e di pazienza che rendono possibile il miracolo: qualcosa che accade perché è desiderato, ma nella totale gratuità. Senza l’ipotesi della possibilità del miracolo noi non possiamo vivere (tantomeno morire), la testimonianza cristiana rende possibile questa speranza e introduce un elemento nuovo nel “dibattito” sull’eutanasia.



Data

Venerdì 12 Dicembre 2014 ore 21:15

Luogo

Sala Parrocchia Sacro Cuore, via Bologna 36, Valenza (Al)