Casale M. (Al): L’impegno del cristiano nel mondo
Il Centro Culturale “Alberto Gai” ha organizzato la presentazione del libro “L’impegno del cristiano nel mondo” di Luigi Giussani – Hans Urs von Balthasar (Jaca Book, 2017).
E’ intervenuto
Claudio Mésoniat, giornalista
Cronaca dell’incontro
Per introdurre la presentazione del libro di Hans Urs von Balthasar e Luigi Giussani L’impegno del cristiano nel mondo, organizzata a Casale dal Centro culturale Alberto Gai la sera del 28 febbraio, Maurizio Scagliotti è partito da due parole: storia e martirio. Il cristiano vive nel mondo, è coinvolto nella dimensione storica, è chiamato anche a sporcarsi le mani senza scandalizzarsi del proprio limite. E, se è impegnato nella storia, è in qualche modo chiamato anche a dare testimonianza, fino al martirio.
E proprio una testimonianza è stata quella di Claudio Mésoniat, giornalista svizzero fino a un paio d’anni fa direttore del quotidiano «Il Giornale del Popolo», che, da giovane studente, partecipò con alcune decine di compagni agli esercizi spirituali tenuti a Einsiedeln nel 1971 da Giussani e von Balthasar, le cui lezioni sono raccolte nel libro. E tutta la sua testimonianza, arricchita da aneddoti e ricordi delle conversazioni informali avute con quei due grandi della Chiesa del Novecento, è un invito ad aprirsi alla realtà, perché il cristianesimo non si cristallizzi in dottrina, non ci faccia chiudere di fronte al mondo e di fronte agli altri. «La fede non è una fuga dal mondo» ricorda Mésoniat. «Pensate che in quegli anni anche nelle università svizzere iniziavano le occupazioni e il mio gruppetto di studenti cristiani inizialmente vi partecipò, perché anche noi volevamo ribellarci al formalismo, alla pretesa della generazione precedente di incapsularci nelle forme religiose tradizionali senza però trasmettercene il contenuto più vero ed entusiasmante. E don Giussani non ci distolse da questo tipo di impegno, a patto che noi restassimo fedeli a quello che eravamo e avessimo la possibilità di esprimerlo. Quando dopo i primi mesi, capimmo che l’intenzione della contestazione non era ritrovare il significato della tradizione, bensì cancellarla e ripartire da una tabula rasa, allora non partecipammo più alla protesta.» L’esempio dà l’idea di come sia possibile per un cristiano impegnarsi con la realtà a tutti i livelli, fino alla politica, avendo però chiaro che il suo impegnarsi si inserisce nell’impegno di Dio per il mondo, come predicava a Einsiedeln von Balthasar. «Anche noi cercavamo un compimento per il nostro desiderio di liberazione e questo compimento stava avvenendo nell’incontro con Giussani e von Balthasar: assistemmo allo spettacolo dell’incontro (pieno di amicizia e stima) fra di loro e ci sentivamo guardati come persone con un grande valore. Il significato dello stare accanto ai nostri compagni in università era rendere partecipi anche loro del dono della libertà che avevamo ricevuto. Queste vicende non fanno forse pensare al richiamo di papa Francesco a una Chiesa in uscita?»
Molte le domande su cosa porta un cristiano nel mondo, su quale sia il bene comune a cui tendere, su cosa significhi oggi ribellarsi al formalismo o alla mentalità dominante. «Quello sguardo che lui stesso ha incontrato, un cristiano lo porta nel mondo. Il cristiano ha la certezza di essere amato, voluto, e porta questo: la certezza della grandezza della persona, una capacità di sguardo sul prossimo che va anche oltre il male che un uomo può aver commesso. Questo è il cuore del bene comune: il valore della persona. E da sempre la presenza cristiana, a partire dai bisogni concreti che incontra nel mondo, è capace di andare dritta al cuore del bene comune. Al contrario, appellarsi ai valori senza applicare questo sguardo, è un nuovo formalismo.»