Casale M. (Al): Russia 1917-2017. Un centenario da ricordare?

Il Centro Culturale “Alberto Gai” ha organizzato insieme alla diocesi di Casale Monferrato l’incontro dal titolo “Russia 1917-2017. Un centenario da ricordare?”, conferenza di Marta Dell’Asta, direttore della rivista La Nuova Europa.
Cronaca dell’incontro:
Davanti a un pubblico interessato e partecipe, la sera di mercoledì 13 dicembre la giornalista Marta Dell’Asta, nella conferenza organizzata da Cantiere Speranza e dal Centro culturale Alberto Gai, ha aperto in sala Carlo Cavalla la riflessione sui fatti che avvennero in Russia cento anni or sono. Il mattino successivo, inaugurando la mostra Russia 1917. Il sogno infranto di “un mondo mai visto”, alla presenza dell’assessore all’Istruzione Ornella Caprioglio, la giornalista e curatrice della mostra è tornata sull’argomento per approfondirlo stavolta davanti a un pubblico di studenti, all’interno dell’aula magna dell’Istituto Balbo dove la mostra è stata allestita ed è visitabile fino a mercoledì 20 dicembre.
La lettura dei fatti storici presentata da Marta Dell’Asta si discosta dalle tradizionali ricostruzioni che celebrano o demonizzano la rivoluzione e si basa sul giudizio che ne diedero alcuni pensatori russi dell’epoca, ex marxisti tornati al cristianesimo, fra i quali Berdjaev, Bulgakov, Frank e Struve. Essi individuano nella crisi dell’io, più che in fattori economici e politici, l’elemento fondamentale per l’avvio della rivoluzione. Il popolo russo, infatti, aveva perso negli anni precedenti il 1917 i propri riferimenti etici e spirituali (la politica dello zar e la chiesa ortodossa erano percepite dal popolo sempre più lontane e la partecipazione alle parate civili come alle funzioni religiose esprimeva ormai un’appartenenza solo di facciata), mentre dal punto di vista economico era sì provato da povertà e carestie, ma non più del resto d’Europa. L’ideologia della rivoluzione si propose quindi a un popolo che, avendo svuotato di significato i propri riferimenti tradizionali, poteva essere sedotto dal “sogno” di mondo nuovo. Viene fortemente chiamata in causa da questi autori la responsabilità personale: «Il bolscevismo ha preso corpo in Russia, e vi ha vinto, perché io sono quello che sono, perché non vi era in me una reale forza spirituale», affermò Nikolaj Berdjaev. Si individua la possibilità di una risposta all’ideologia nella riscoperta del valore del singolo uomo: «Il punto di resistenza era quindi la persona,» afferma Marta Dell’Asta «anche se può sembrare una teoria minimalista rispetto alle grandi spiegazioni economiche e geopolitiche sulla rivoluzione. L’uomo “nuovo” propagandato dalla rivoluzione è privo di legami, non doveva più esistere un rapporto diretto da persona a persona, ma solo quello tra classe e classe. Ed è proprio su questo rapporto fra persone che occorreva ricostruire». E per ricostruire bisognava lasciare da parte ogni forma di violenza. I quattro pensatori presi come riferimento nella mostra mal giudicarono la nascita di un “esercito bianco” che si oppose alle “guardie rosse”. Scrisse ancora Berdjaev: «È impossibile salvare la Russia con sentimenti negativi. Il partito della rabbia e dell’odio è uno e indivisibile, riunisce i comunisti e i monarchici estremisti. Nessuna strada può essere aperta da elementi negativi, la vita esige al suo principio elementi positivi. Il nostro amore deve avere la meglio sul nostro odio. Dobbiamo amare la Russia e il suo popolo più di quanto odiamo la rivoluzione e i bolscevichi».
Sono solo alcuni degli spunti di riflessione offerti al pubblico e in particolare ai giovani dei licei. Ripartire dalla persona, dalla responsabilità di ognuno: un suggerimento che sembrano aver già colto alcuni studenti del Balbo che hanno dato la loro disponibilità per guidare i visitatori lungo il percorso della mostra, ragazzi che hanno approfondito le loro conoscenze storiche e si mettono a disposizione. Sono un esempio di impegno personale che dà un valore aggiunto a questa mostra, itinerante in tutta Italia e fortemente voluta a Casale dall’istituto Balbo e dal Centro culturale Alberto Gai, che hanno organizzato l’evento.