Casale Monferrato (Al): Dante, poeta e maestro della libertà
Il Centro Culturale “Alberto Gai” ha organizzato l’incontro dal titolo “Dante, poeta e maestro della libertà”, lezione tenuta da Livia Novelli, insegnante di Lettere. È stato il XVI canto del Purgatorio lo spunto per la lezione organizzata dal Centro Culturale Alberto Gai e tenuta da Livia Novelli, insegnante di lettere presso l’Istituto Leardi di Casale, domenica 22 gennaio a San Giorgio, presso la sede dell’associazione.
In questo canto, posto non a caso esattamente al centro della Divina Commedia (è il cinquantesimo all’interno di un’opera composta in tutto da 100 canti), Dante sviscera uno dei temi a lui più cari: la libertà. Siamo all’interno del Purgatorio, dove Dante è accompagnato da Virgilio, e ci troviamo nella cornice degli iracondi, avvolti da un fumo acre e fastidioso come un panno ruvido, che riduce la visibilità a queste anime che in vita “non ci hanno più visto dall’ira”. Dante sente queste anime pregare in un coro unanime, concordi, proprio loro che in vita hanno seguito una loro idea, una loro pulsione, hanno affermato una loro individualità. L’anima di Marco Lombardo, uomo di corte vissuto nel Duecento, esce dal coro e inizia a interagire con Dante. Da qui il colloquio in cui Dante chiede il perché di tanto male nel mondo, vuole sapere di chi sia la responsabilità: degli astri, del caso, che determinano la vita dell’uomo o dell’uomo stesso che può esercitare la propria ragione e la propria libertà? La risposta di Marco Lombardo è chiara e, parafrasando le parole dell’anima purgante, si capisce il pensiero di Dante sulla libertà: “Voi che siete ancora sulla Terra dite che è tutta colpa degli astri, ma vi confondete. Il cielo influisce sull’inizio della vita, sul temperamento con cui si nasce, ma ci è data la ragione per scegliere il bene e il male. E l’esercizio della ragione può all’inizio faticare a contrastare l’influsso del cielo, ma può infine vincere se ben alimentata, se educata”. E qui Livia Novelli trae un esempio dal Rischio educativo di don Luigi Giussani, per spiegare che cos’è l’educazione: è come se i bambini, i ragazzi avessero uno zaino dietro a sé; i genitori, gli insegnanti gli educatori hanno il compito di riempirlo con quanto di bello conoscono e hanno sperimentato. Da grande ogni ragazzo si metterà lo zaino davanti, ci rovisterà dentro e criticherà, ovvero paragonerà il contenuto con la propria esperienza. E sceglierà cosa trattenere e cosa no. Ma se il compito dell’educatore non è ben assolto, il ragazzo si troverà uno zaino quasi vuoto e quando avrà raggiunto la capacità di critica avrà ben poco da paragonare con la propria esperienza.
«Liberi soggiacete» dice Marco Lombardo, ovvero “siete liberi, ma dipendete da Dio” proseguendo a spiegare che Dio crea in noi una mentalità nuova, che gli astri non hanno più il potere di governare. L’anima, prosegue l’interlocutore di Dante, «esce di mano a Lui che la vagheggia», ovvero “L’anima esce dalla mano di Dio che la desidera”. Dante qui ci richiama al fatto che ciascuno di noi è frutto di un amore eterno, infinito. «Pensate all’importanza psicologica che ha per un giovane la consapevolezza, la certezza di essere al mondo per un amore eterno» prosegue Livia. «Per Dante era importante ricordare a tutti che non siamo al mondo per caso ma che ci siamo perché siamo stati vagheggiati, desiderati.»
Marco Lombardo sottolinea che l’anima appena creata non sa nulla, «salvo che, mossa da lieto Fattore volontier torna a ciò che la trastulla», ovvero sa che vuole essere felice, l’anima è fatta da Dio e vuole tornare a Lui. Dio ha creato il cuore dell’uomo capace di desiderare. E qui Livia introduce quella che chiama la dinamica del desiderio: l’anima, fin da quando nasciamo, desidera qualcosa, a partire dal latte della mamma. Prima desidera cose piccole («Di picciol ben pria sente sapore»), poi sempre più grandi fino a capire che desideriamo l’infinito, a meno che la dinamica non sia interrotta dall’illusione di aver trovato in quel «picciol ben» la risposta al desiderio, e questo accade quando l’uomo si accontenta di una cosa e non va oltre. L’uomo ha bisogno di una guida che lo sproni a non fermarsi, a desiderare l’infinito. Accontentarsi è l’Inferno, essere contenti è il Paradiso. Se gli uomini si accontentano, sbagliano e qui per Dante nasce la necessità della legge e di un re, di una guida capace di condurre gli uomini alla vera meta. Così si apre l’accusa a Bonifacio VIII, il Papa di allora, di accontentarsi dei beni materiali e non chiedere altro, motivo per cui la gente che guarda a lui è smarrita. Davanti al desiderio infinito di ogni uomo, una guida, un educatore, un genitore, un insegnante può rispondere “non pensare a queste cose. Vedrai che passerà”. E questa è una colpa gravissima. Oppure può continuare la dinamica del desiderio, perché lui stesso è vivo e può mettere nel sacco di quel ragazzo, di quel figlio, di quell’alunno un’ipotesi di risposta che la libertà del ragazzo potrà far sua perché ritrovata vera nella sua esperienza oppure no. Allora l’importante per un educatore è tener viva per sé questa posizione di attesa, di mistero, di desiderio. Non si può mettere nel sacco di altri ciò che non c’è nel proprio.
Perfino il rapporto CENSIS del 2010 riconosce l’importanza di questa dinamica raccomandando come sia «utile il richiamo a un rilancio del desiderio, individuale e collettivo, per andare oltre la soggettività autoreferenziale, per vincere il nichilismo dell’indifferenza generalizzata. Tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare la dinamica di una società troppo appagata e appiattita».
«Ben puoi veder che la mala condotta è la cagion che ‘l mondo ha fatto reo» conclude Marco Lombardo, ovvero sono stati la cattiva condotta degli uomini, il malgoverno, le libere scelte sbagliate a riempire il mondo di male, non la nostra natura.
Questi sono solo alcuni degli spunti proposti durante la lezione, accompagnata dalla proiezione di immagini e video e seguita con attenzione da un pubblico numeroso e variegato, formato da molti insegnanti ma anche da tante altre persone a cui il tema della libertà, come a ogni uomo, sta a cuore.