Casale Monferrrato (Al): Dov’è Dio?
Il Centro Culturale “Alberto Gai” ha organizzato la presentazione del libro “Dov’è Dio? La fede cristiana al tempo della grande incertezza” di Julián Carrón (edizioni Piemme).
Hanno partecipato
Andrea Tornielli, vaticanista de “La Stampa”
Riccardo Calvo, dirigente Scolastico dell’Istituto “Cesare Balbo”
Cronaca dell’incontro
L’intervento di Andrea Tornielli a Casale Monferrato (Al) il 2 ottobre è stato la testimonianza di come sia possibile, con intelligenza, semplicità e una buona dose di apertura all’altro, rendere ragione della propria fede. Dopo il saluto di Mons. Gianni Sacchi e l’introduzione del prof. Maurizio Scagliotti, Riccardo Calvo, dirigente scolastico dell’Istituto Balbo di Casale, ha sollecitato Tornielli a un giudizio sul difficile momento che sta vivendo la Chiesa, motivo per cui il Papa ha chiesto di pregare perché il diavolo non ci divida da Dio e non crei divisioni interne alla Chiesa. Poi riprendendo il tema già suggerito dalle parole iniziali del vescovo («Stiamo passando da un cristianesimo di massa a un cristianesimo per scelta»), ha introdotto la questione della secolarizzazione del nostro tempo sottolineando che in proposito il libro è molto positivo, poiché Carrón interpreta questa situazione come un’occasione. «Intanto la secolarizzazione è positiva perché siamo a chiamati a vivere in un momento in cui c’è, ci è data questa situazione. E poi i cristiani sono sempre vissuti bene in contesti multiculturali e multireligiosi. Nel ’29 Montini scrisse che il cristiano guarda al mondo non come a un abisso di perdizione ma come a un campo di messe. E Benedetto XVI disse che il non credente ha bisogno del credente, che con la sua testimonianza gli faccia sorgere almeno la domanda sull’esistenza di Dio; e poi aggiunse che anche il credente ha bisogno del non credente per non rischiare di trasformare la fede in ideologia, perché la fede sia sempre qualcosa che viene testimoniato tenendo aperta la domanda di senso che è la stessa ferita di chi non crede. Nel Vangelo Gesù si lascia continuamente ferire dalla realtà che incontra: a Cana, a Nain, davanti alla morte di Lazzaro. Lasciamoci colpire e sfidare anche noi dagli incontri che facciamo. Nella società del relativismo, le domande fondamentali dell’uomo non sono venute meno. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica: “Io ti voglio bene e sono qui a dirti che c’è un Dio che ti vuole bene e si è annullato per te facendosi piccolo come un bambino, totalmente dipendente dalle cure di un padre e di una madre”.»
Sul tema della crisi dei valori, che costringe i cristiani a trovarsi in minoranza nella vita pubblica e spesso sulla difensiva, Tornielli è molto chiaro: «I valori senza il rapporto vivo con la fede, con l’origine, sono destinati a non reggere. Se un cristiano fa una battaglia in nome di un valore e ne parla senza trasmettere l’amore per tutte le persone, anche quelle più distanti, avrà fatto una bellissima manifestazione ma non avrà testimoniato il Vangelo. Il cristiano può fare battaglie, ma non sta al mondo per fare battaglie e non ha bisogno di nemici per esistere. Oggi molti vivono “contro” qualcuno. Se sei cristiano afferma perché vivi tu, di’ ciò che di bello è capitato a te».
Sulle critiche a papa Francesco, tacciato di usare troppo la parola “misericordia”, Tornielli ricorda che lo sguardo di Dio su ognuno di noi è come lo sguardo di Gesù sulla peccatrice, e solo chi guarda la pagliuzza nell’occhio del prossimo evitando di sprofondare nell’abisso del proprio io può pensare a un eccesso di misericordia. Alla curiosità su come è nato il libro, Tornielli risponde che voleva approfondire con Carrón il tema della Bellezza disarmata e vedere come il Vangelo può diventare contemporaneo: «Dov’è Dio? Io ho bisogno di vederlo contemporaneo nei fatti che ho davanti agli occhi».
Anche dal pubblico vengono formulate alcune domande, tra cui una riguardante la trasmissione della fede ai giovani. «Siamo una generazione che pretende di trasmettere la fede senza viverla» risponde Tornielli. «I giovani hanno bisogno di imbattersi in persone che vogliono loro bene e sappiano mettersi in gioco, ascoltando le loro domande. E in questo rapporto non possiamo barare, dissimulare le nostre ferite e le nostre piaghe. Una Chiesa con le piaghe non crede che l’incontro con i giovani dipenda dal marketing che sa fare, ma mette al centro Gesù Cristo, l’Unico che può sanare le piaghe.»
E così la sera del 2 ottobre, in un botta e risposta sincero e appassionato, galeotto un incontro organizzato dal Centro Culturale Alberto Gai è stato fatto un annuncio, grazie a un testimone evidentemente coinvolto col messaggio che portava.
(Centro Culturale Alberto Gai, Casale Monferrato, Al)