Pavia: La bellezza disarmata
Comunione e Liberazione ed il Centro Culturale “Don Giulio Bosco” in collaborazione con Rizzoli hanno organizzato l’incontro di presentazione del libro “La bellezza disarmata” di Julián Carrón (Rizzoli, 2015).
Con il saluto di
S.E. Mons. Corrado Sanguineti, Vescovo di Pavia
Sono intervenuti
Cesare Beretta, Giudice
Carmine Di Martino, Università di Milano
Cronaca della presentazione
Si è svolta lo scorso 14 aprile nell’Aula del 400, davanti a un numeroso pubblico, la presentazione del libro di J. Carròn, La bellezza disarmata. Come ha affermato nel suo saluto Monsignor Vescovo, la bellezza è la forza di proporsi di una fede autenticamente vissuta; disarmata perché apparentemente debole di fronte ai poteri del mondo, ma è una bellezza che si può sorprendere ovunque accada e la cui affermazione è un bene possibile per tutti. Non si tratta, ha continuato il Vescovo, di denunciare i mali del mondo, ma di partire da una promessa, da una passione per l’umano e la realtà. Il dottor Cesare Beretta ha avviato la presentazione esponendo alcuni punti del testo che hanno colpito la sua attenzione. A partire da una osservazione, posta anche come domanda interlocutoria: il cristianesimo, fattore europeo, può conservare l’universalità cui ambisce? In secondo luogo una citazione del vangelo di Luca: “Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà ancora la fede sulla terra?” Indubbiamente la fede avrà sempre più vita difficile nel mondo perché il disconoscimento della fede e dei valori è grande. Assistiamo a un venir meno dell’umano, alla perdita delle evidenze, che accade in conseguenza di un’incapacità di vedere, di rendersi conto delle esigenze fondamentali. Pertanto, ha concluso il dottor Beretta, servono, come diceva Paolo VI, non tanto dei maestri, ma dei testimoni, persone in grado di attrarre il cuore e di sfidare la ragione. In conclusione ha auspicato un felice ribaltamento di un’affermazione comune: “uffa’ è un cattolico!” in “oh, guarda, è un cattolico!”. Dal disgusto alla sorpresa, per la forza di una testimonianza vera. Il prof. Di Martino ha ripreso l’osservazione interlocutoria posta dal dott. Beretta per ricordare come il cristianesimo non coincida con la cristianità, con una forma raggiunta nella storia -che è precisamente ciò che sta crollando-. Il cristianesimo, infatti, non è risolvibile in una cultura. L’interlocutore del cristianesimo è il cuore dell’uomo, che ha mantenuto nei secoli le stesse caratteristiche ed esigenze, non un mondo culturale. Questa è la garanzia dell’universalità del cristianesimo. Allora, di fronte alla secolarizzazione e al crollo delle evidenze, l’avvenimento cristiano può “perforare” l’apparato della cultura e manifestarsi in tutta la sua bellezza disarmata. Come è successo nei secoli passati, quando i barbari, superiori per forza e numero, hanno accolto la testimonianza e la cultura di vita dei monaci ed è rifiorita la civiltà. Tutto, quindi, dipenderà da come verrà proposto il cristianesimo, dalla forza della testimonianza. Così, per quanto sia doloroso assistere al crollo delle evidenze, dobbiamo riconoscere che stiamo vivendo un momento chiarificatore in cui siamo chiamati all’essenziale, a riguadagnare l’origine del cristianesimo. Infine, per conoscere le evidenze morali non basta la ragione perché esse non sono sulla falsariga delle evidenze empiriche. Se il cristianesimo tende ad allontanarsi dalla fonte delle evidenze, – il cristianesimo vissuto-, in nome di una pretesa libertà affermata a partire dall’Illuminismo, le evidenze si offuscano, come dimostra il tempo che viviamo. Occorre l’incontro perché accada una vera conoscenza dell’umano e delle sue esigenze. A noi tutti, perciò, una grande responsabilità: sta a noi portare nel mondo la bellezza disarmata di una vita umanamente compiuta, in grado di attrarre e conquistare il cuore degli uomini.
(Elena Pagetti, Il Ticino, 15/04/2016)