Pavia: Una bellezza disarmata entrò nel mondo antico

Incontro con padre Francesco Braschi


Il Centro Culturale “Don Giulio Bosco” ha organizzato l’incontro dal titolo “Una bellezza disarmata entrò nel mondo antico. E oggi?” Perchè ormai la stessa giustizia è misericordia.
E’ intervenuto padre Francesco Braschi, Biblioteca Ambrosiana.

Cronaca dell’incontro
“Perché ormai la stessa giustizia è Misericordia” di Elena Pagetti, Pavia
Il mondo antico in cui entra, come un fatto scandaloso e assolutamente inedito, la visione cristiana di Dio misericordioso, è caratterizzato da un pensiero rigido, in cui il rapporto con la divinità rientra in uno schema già stabilito e in cui non si considera che Dio possa essere altro da ciò che si crede di sapere. Per l’uomo greco e latino, la divinità si manifestava solo nella potenza, sceglieva i saggi, coloro che conducevano una vita buona e giusta, non certo gli sciagurati, i peccatori, i piccoli, come, invece, il cristianesimo. È in confronto con le posizioni critiche di Celso e Porfirio, due intellettuali del II e III secolo, che monsignor Francesco Braschi, ha illustrato la radicale novità del fatto cristiano. Celso riteneva volgare la dottrina cristiana e metteva in discussione un’idea di Dio che, nel momento della morte, non “mostra alcun segno divino e non si libera da quest’onta e non castiga chi oltraggia lui e suo padre?” Secondo Celso, “il figlio di Dio avrebbe dovuto fare come il sole, che, mentre illumina tutte le cose, prima di tutto mette in luce se stesso”. Come è possibile un Dio che giudica lasciandosi commuovere? Perché una preferenza accordata al peccatore? Nel mondo pagano, la compassione veniva identificata con la stoltezza e non si credeva possibile che la natura umana potesse cambiare. Ognuno era inchiodato alla propria condizione, senza possibilità di ritorno, mentre la misericordia non veniva neppure considerata come un’esigenza umana. Per questo i cristiani erano accusati – è il caso del citato Porfirio – di introdurre un empio modo di vivere che sovvertiva la stessa giustizia. La concezione della divinità nel III sec. permaneva, quindi, come un’autoaffermazione sul modello delle manifestazione umane del potere ed escludeva ogni forma di abbassamento sulla povertà dell’uomo. Le beatitudini evangeliche rappresentavano un’evidente irrazionalità all’interno di un mondo in cui le classi di merito non erano messe in discussione e l’atteggiamento di misericordia era avvertito come un pericolo per la coesione sociale. Nel secolo seguente, Sant’Ambrogio compirà un’operazione culturale rivoluzionaria alla ricerca di uno sguardo più profondo sulla realtà. Mons. Braschi ha esplicitato l’azione di Ambrogio facendo riferimento a tre casi documentati da tre lettere, che costituiscono anche per noi oggi un esempio di metodo con cui affrontare situazioni concrete. Un esempio. Di fronte a un figlio che aveva scavalcato l’autorità paterna, Ambrogio non esita a riconoscere la giusta ira del genitore e la colpa del figlio. Tuttavia spinge il padre a considerare la positività del perdono concesso che spingerà il figlio e la moglie –scelta senza il consenso paterno- ad un atteggiamento di maggior umiltà nei confronti del padre al fine di dimostrare la bontà della loro scelta. Ambrogio sottolinea anche un importante aspetto di verità: solo il riconoscimento dell’errore commesso rende vera sia la richiesta che la concessione del perdono. Perdono-conoscenza- verità sono collegati da Ambrogio in un percorso unitario verso una comprensione della realtà secondo la fede. È proprio di Dio ricavare un bene dal male e Ambrogio mostra che l’ideale non è agire astrattamente, secondo la legge o la tradizione degli antichi, ma la capacità dii operare nel reale riconoscendo in esso l’agire libero e sovrano di Dio. Così la riconciliazione familiare viene presentata come l’apertura di un orizzonte nuovo nei rapporti e come la possibile imitazione del comportamento di Dio. C’è un progresso, pertanto, nella giustizia che avviene proprio attraverso la misericordia che non è una virtù da applicare, ma una realtà attraverso cui leggere la storia.



Data

Giovedì 05 Maggio 2016 ore 21:00

Luogo

Aula Magna Seminario Vescovile, via Menocchio 26, PAvia