Verona: Giustizia ed ingiustizia nei “I Promessi Sposi”

Con Davide Rondoni


Il Centro di Cultura Europea “Sant’Adalberto”, la Fondazione “Giorgio Zanotto” e la Banca Popolare di Verona hanno organizzato l’incontro dal titolo: “A questo mondo c’è giustizia, finalmente!” Giustizia e ingiustizia nelle pagine de “I Promessi Sposi”.

Hanno portato i loro saluti
Alberto Motta, segretario Fondazione “Giorgio Zanotto”
Carlo Bortolozzo, presidente Centro di Cultura Europea “Sant’Adalberto”

Ha introdotto e commentato
Davide Rondoni, scrittore e poeta

Interpreti
Andrea De Manicor, attore
Sabrina Modenini, attrice

Comunicato finale
“A QUESTO MONDO C’È GIUSTIZIA, FINALMENTE!”
GIUSTIZIA E INGIUSTIZIA NELLE PAGINE DE “I PROMESSI SPOSI”
Venerdì 16 ottobre in due momenti diversi, il primo la mattina con gli alunni di diverse scuole veronesi e il secondo la sera aperto a tutta la cittadinanza, il poeta Davide Rondoni ha accompagnato i numerosi partecipanti in un percorso tra giustizia e ingiustizia nelle pagine de “I Promessi Sposi”, aiutato dagli attori Andrea De Manicor e Sabrina Modenini che hanno recitato alcuni dei passi più significativi dell’opera manzoniana.
Partendo dall’entrata in scena di don Abbondio, Rondoni ha introdotto il tema dell’uomo che cerca di vivere una vita giusta e sul rischio che tenta tutti di cercare, invece, una vita comoda «buttando con un piede verso il muro i ciottoli che facevano inciampo nel sentiero». Don Abbondio è la rappresentazione di chi, per non essere disturbato, non esita a togliersi d’impiccio scaricando sugli altri (Renzo e Lucia) i suoi compiti, senza però mancare di farsi scudo con il suo presunto buon cuore, «Ecco! mi rimproverate la mia troppa bontà», e di giustificarsi tirando in causa la legge e le sue regole.
Con la legge male amministrata, che diventa strumento dei potenti ed un impedimento per il raggiungimento della giustizia, Renzo si scontra seguendo il consiglio di Agnese ed andando dall’Azzeccagarbugli, incontro che lo lascerà frustrato a ripetere: «A questo mondo c’è giustizia, finalmente!»; mentre con i potenti si confronta Lucia, capace di allargare la crepa nell’animo dell’Innominato ricordando a lui, che non pensava di poter mutare la sua vita di scelleratezze, che «Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!».
In questo percorso sul concetto di giustizia Manzoni non censura nemmeno lo scandalo più grande, quello del dolore innocente: l’episodio di Cecilia è un momento di silenzio in mezzo ai tumulti della peste. Di fronte a questa ingiustizia che la ragione non può spiegare, il compito dell’uomo è quello di non scappare e non nasconderlo ma starci di fronte.
Infine l’episodio del Lazzaretto pone al centro il tema del perdono che sorpassa la giustizia umana: «Puoi odiare, e perderti; puoi, con un sentimento, allontanar da te ogni benedizione. Perché, in qualunque maniera t’andassero le cose, qualunque fortuna tu avessi, tien per certo che tutto sarà gastigo, finché tu non abbia perdonato in maniera da non poter mai più dire: io gli perdono», dice fra Cristoforo a Renzo. Vengono alla mente i passaggi dell’ “Introduzione al Cristianesimo” in cui Ratzinger afferma che «la fede ha e deve avere a che fare col perdono; che intende orientare l’uomo a riconoscere di essere la creatura capace di ritrovare se stessa solo nel ricevere e nell’accordare a sua volta il perdono, bisognosa di perdono persino quando si trova nelle condizioni migliori e più pure».
Ciò porta alla conclusione in cui si respira tutta la cifra sovversiva de “I Promessi Sposi”: non i nobili o gli intellettuali ma due rappresentanti delle genti meccaniche, due persone umili, rispondono senza moralismi all’interrogativo dell’uomo su come si può vivere una vita giusta.
«Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore».



Data

Venerdì 16 Ottobre 2015 ore 20:30

Luogo

Auditorium Gran Guardia, piazza Bra 1, Verona