Tra le varie tappe del recente tour di Tat’jana Kasatkina, direttrice del Dipartimento di Teoria della letteratura e presidente della Commissione per lo studio di Dostoevskij presso l’Accademia delle Scienze russa di Mosca, in Italia dal 18 al 28 marzo 2017 per presentare il suo ultimo lavoro su “Scritti dal sottosuolo” di Dostoevskij, insieme ad Elena Mazzola, proponiamo la sintesi dell’incontro a Cesena, lo scorso 22 marzo.
Gli “Scritti dal sottosuolo”, nuova denominazione delle più conosciute “Memorie dal sottosuolo” (ma questo titolo allude a qualcosa di passato, mentre gli “scritti” costituiscono la registrazione di un’esperienza ancora in atto), rappresentano una prova fondamentale per Dostoevskij avviato negli anni ’60 dell’800 a rappresentare il dramma umano sotto forma di scelta tra due livelli dell’esistenza: l’inferno e il paradiso, la vita del sottosuolo e la vita autentica.
L’autore compie una sorta di esperimento, chiedendosi cosa possa provare un uomo rinchiuso a livello di una vita fruibile, vissuta nella ottica del positivismo. Chiudendosi entro muri di pietra, l’uomo scopre di avere troppe capacità e desideri per accontentarsi di una vita da rinchiuso. Ha troppe domande per rassegnarsi entro qualche recinto, assomigliando più al topo dall’insaziabile istinto per la ricerca di spazi, che al toro dotato solo di forza e di capacità di adattarsi al perimetro circoscritto. Il topo è capace di rodere, di corrodere. È impossibile da trattenere. L’uomo del sottosuolo nella apparente umiliazione ritrova capacità indistruttibili e inalienabili. La chiusura in sé stesso dell’uomo del sottosuolo si ritrova al livello del discorso e delle parole che, se usate in modo non corretto, costituiscono dei confini soffocanti. L’uomo del sottosuolo vive però anche un paradosso: crea confini di parole che possono essere distrutte dall’interno, includendo un “altro” senso in parole che sembrano averne uno molto preciso. Qualsiasi essere, infatti, è creato per poter realizzare ed attuare ciò che è in potenza. Le parole che fabbrichiamo come un muro possono essere distrutte dalla nostra stessa coscienza.
Qualsiasi muro è costituito da un ideale ridotto, da una sorta di “palazzo di cristallo”, immagine molto ricorrente in Dostoevskij e nella letteratura russa. Il palazzo di cristallo è anche il falansterio comunitario di cui parla certo socialismo utopistico, luogo di convivenza in cui si esalta un certo tipo di libertà come assenza di legami e in cui si perde il concetto di famiglia. Non c’è molta differenza, a questo punto, tra il palazzo di cristallo e il pollaio. Ma non si può prendere un pollaio per ideale di vita solo perché ci difende dalla pioggia. Il testo di Dostoevskij é infarcito di parole che richiamano in realtà ad un altro palazzo e ad altre mura, quelle di Gerusalemme. Non è un tempio né un luogo chiuso perché qui Dio vive con gli uomini. Dostoevskij in quest’opera mostra come la coscienza non accetta ideali ridotti, segno che esiste un vero ideale a cui tende la nostra infinita nostalgia.
La seconda parte della relazione della Kasatkina è stata dedicata al concetto di artisticità in Dostoevskij e al problema della traduzione nella lingua italiana delle sue complesse opere. Dostoevskij sostiene che una lettura onesta da parte del lettore è capace di pervenire allo stesso livello del messaggio con il quale l’autore si rende presente al pubblico tramite l’opera letteraria. Lo scrittore si impegna ad essere onesto nei confronti del lettore, cioè a disseminare i suoi scritti di riferimenti e citazioni nascoste che tuttavia possono essere individuate. Il lettore si impegna ad essere onesto nei confronti dello scrittore, cioè a leggere l’opera rispettandone i livelli. Non basta una prima lettura, che ci restituisce più o meno l’immagine di noi stessi riflessa nell’opera. Ne occorre una seconda, almeno, che superi la trama e colga il senso nascosto. La lettura è un incontro che dovrà anche avvalersi di una traduzione rispettosa delle citazioni nascoste che spesso vengono banalizzate perché non ritenute fondamentali. La nuova versione del testo dostoevskijano che è stata presentata si giustifica proprio in questa ottica: fornire una traduzione che consenta la comprensione di tutti i livelli dello scritto.
(Fabrizio Foschi)
Vedi le tappe del tour di Tat’jana Kasatkina in Italia (18 – 28 marzo 2017)