A pochi giorni dallo storico viaggio di papa Francesco in Terra Santa, sulle orme del suo predecessore Paolo VI, l’Associazione culturale Antonio Rosmini di Padova con il patrocinio della Custodia di Terra Santa e in collaborazione con ATS pro Terra Sancta presenta:
Terra Santa, archeologia e racconti evangelici
giovedì 22 maggio, ore 21.15
Incontro con Dan Bahat archeologo e docente all’Università di Toronto e p. Eugenio Alliata ofm archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum. Introduce l’incontro don Filippo Belli esegeta e docente nella Facoltà teologica dell’Italia Centrale.
Dan Bahat, uno dei maggiori archeologi ebrei, per anni ha diretto gli scavi nell’area del Muro del Pianto di Gerusalemme (portando alla luce il tunnel che scorre alla sua base) e a Masada (dove ha scoperto una serie di cocci con nomi di ebrei databili alla caduta della fortezza nel 73 a.C.). Insegna storia di Gerusalemme all’Università Bar-Ilan a Ramat Gan, Israele.
Eugenio Alliata appartiene alla provincia francescana di S. Bonaventura, Piemonte. È laureato in teologia e in Archeologia Cristiana presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1985, dove ha conseguito anche il dottorato. Dal 1986 è professore di archeologia paleocristiana allo Studio e dal 2002 è segretario per le pubblicazioni di quest’ultimo.
L’incontro nasce da alcune sollecitazioni contenute in un’intervista a Dan Bahat pubblicata nei mesi scorsi sul quotidiano Avvenire. «Credo che la ricerca archeologica non sia mai fine a se stessa, specie quando è fatta in territori che coinvolgono la nostra fede», dichiarava lo studioso. «Io sono ebreo», proseguiva Bahat «e quale ebreo non posso che riconoscere la grande importanza dell’indagine sulle radici della mia fede. Lo stesso vale per i cristiani. A Gerusalemme la fede s’interseca con la storia e senza alcuna paura e pregiudizio è dovere dello scienziato investigare e ricercare le verità che la scienza può restituirci. Non si tratta di chiedere conferme all’archeologia, ma di lasciare che l’archeologia ci aiuti a comprendere la nostra comune storia».
L’archeologo israeliano parla dell’archeologia come strumento di comprensione più che di verifica. Non si tratta infatti di mettere in dubbio la veridicità di ciò che la tradizione ci ha consegnato, ma conoscere e approfondire attraverso i dettagli e le notizie di vita quotidiana, fatta di spazi, muri e oggetti quasi banali, la vita che ci è raccontata nei Vangeli. Per questo motivo la “Rosmini” ha chiesto a padre Alliata di raccontare nel suo intervento proprio la vita quotidiana a Cafarnao ai tempi di Gesù.
Oggi in Terra Santa sono conservati luoghi precisi, spesso consacrati dalla costruzione di una basilica edificata a loro protezione. Sono siti visitati da migliaia di pellegrini, e fra qualche giorno anche da papa Francesco, perché tramandati come i veri luoghi in cui si sono svolti i fatti più importanti della vita di Gesù, dal concepimento miracoloso di Nazareth, la sua nascita a Betlemme, alla sua vita quotidiana a Cafarnao durante i suoi anni di vita pubblica fino alla frequentazione del tempio di Gerusalemme e la sua passione, morte e resurrezione. Luoghi molto cari ai cristiani. Come ci insegna infatti Sant’Agostino, “Non si può amare senza conoscere, e non si può conoscere senza amare”.
Scheda evento