«Il cristianesimo non è un’utopia»
L’Europa e le periferie, la guerra ingiusta in Ucraina e la pace mai scontata. II Natale in questo tempo «che è post secolare, non post cristiano». Il Foglio intervista il vescovo norvegese Erik Varden
di Matteo Matzuzzi, 24 dicembre 2024
«Il cristianesimo non è un’utopia. La religione biblica è in sommo grado e in modo sconcertante realistica. I grandi maestri della fede hanno sempre insistito sul fatto che la vita soprannaturale deve basarsi su una profonda considerazione della natura. Dobbiamo allenarci a vedere le cose come sono, noi stessi come siamo. Avere speranza come cristiani non significa aspettarsi che tutto vada bene. Non tutto va bene». Erik Varden è un monaco cistercense che dal 2019 è vescovo di Trondheim e dal 2023 amministratore apostolico di Tromsø, in Norvegia. Ha cinquant’anni, è stato abate trappista di Mount Saint Bernard, in Inghilterra. Ha insegnato teologia a Cambridge. Di famiglia formalmente appartenente alla Chiesa luterana di Norvegia, ma in pratica agnostica, si è convertito a quindici anni dopo aver ascoltato la Sinfonia n. 2 (“Risurrezione”) di Gustav Mahler. Nel 1993 è diventato cattolico e nel 2002 è entrato nell’ordine dei Cistercensi di stretta osservanza. Con il Foglio parla di Natale e di speranza (tema cardine del Giubileo che si apre oggi), di Europa e periferie, di guerra e cristianesimo. Da poco è in libreria il suo ultimo libro, Castità (San Paolo, 208 pp., 20 euro), dove si interroga sul significato più profondo di un tema che può apparire fuori dal tempo.