Ripartono gli incontri in presenza di Cara Beltà, in collaborazione con il Centro Culturale San Paolo, con la presentazione dell’ultimo libro scritto da Gianluca Attanasio, sacerdote della Fraternità sacerdotale San Carlo Borromeo e attualmente parroco presso la parrocchia Santa Giulia di Torino. Si
tratta di Una strada nella tempesta. Attualità dell’esperienza di Gregorio Magno, figura poco studiata nei percorsi scolastci ma che si muove in un contesto per molti versi simile all’attuale.
Nell’incontro-dialogo tra l’autore e Francesco Cacopardi, insegnante di religione e impegnato nel campo della formazione e della consulenza alle imprese, emerge la capacità di Gregorio Magno di incentrare la propria vita all’insegna della giustizia anziché del facile giustizialismo, in cui si può cadere in periodi di diffuso disastro politico. Gregorio, prefetto di Roma, figlio di una delle famiglie più importanti di Roma, intuisce che per combattere il male lo deve vincere in primo luogo in se stesso. Per combattere il disastro in cui versava la Chiesa, si ritira a vita monastica convinto che se si vuole correggere gli altri occorre correggere innanzitutto se stessi. I monasteri sono per lui punti di speranza per il mondo, quelli che nel tempo hanno generato l’Europa cristiana.
Ma cosa c’entra tutto questo con noi oggi?
Il male di oggi è la solitudine: oggi come allora c’è bisogno di luoghi dove riscoprire la positività dello stare insieme, luoghi dove coltivare la speranza. In questo si inserisce un’altra tema ca importante per Gregorio Magno: l’autorità, la responsabilità. L’autorità ha il compito di aiutare ciascuno ad esprimere i doni che ha, in accordo con gli altri. Ciò vale anche per l’unità tra i popoli: ognuno ha
bisogno dell’altro per condividere ciò che di peculiare ognuno ha. L’autorità non è un male in sé, il problema è come la si vive. Occorre avere molta umiltà per mettersi al servizio degli altri, per donare quello che si è ricevuto. L’insegnamento è in tal senso il vertice della carità. La grande intuizione pedagogica di Gregorio Magno è che non esiste una regola fissa, tutto dipende dal rapporto di amore che si instaura tra docente e discente. L’insegnamento è perciò un rapporto di amore sempre personale. Solo così si può comunicare la vita, insegnare tramite l’esempio a stare davanti alla realtà: solo così si generano figli.
Occorre imparare a fare silenzio e ad ascoltare. La vita contemplativa aiuta a mostrare agli occhi della mente i tesori spirituali. Facendo silenzio si entra in rapporto con il mistero della vita. Staccarsi dai social aiuta a rimparare a rapportarsi alla realtà, a gustare ciò che ci circonda, a comprendere che non dipende tutto da noi. L’anima si nutre del bello.
BUONA LETTURA!
Flavia Donzelli – Direttivo Centro Culturale Cara Beltà
Una strada nella tempesta. Attualità dell’esperienza di Gregorio Magno
Prefazione di Massimo Camisasca
Edizioni Cantagalli