Primo evento del ciclo “VIVERE CON GRATITUDINE E RESPONSABILITA’”, organizzato dal CENTRO CULTURALE LUIGI PADOVESE di Cucciago. Primo evento in presenza dopo tanto tempo … e perciò una bella occasione per festeggiare.
Già, e così si festeggia un compleanno, nientepopodimeno che quello di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Un omaggio al grande pittore lombardo di cui ricorrono i 450 anni dalla nascita avvenuta proprio nel settembre del 1571. Un omaggio molto partecipato e coinvolgente, guidato da Luca Frigerio, scrittore, giornalista e critico d’arte, autore del libro “Caravaggio. La luce e le tenebre”edito da Ancora.
Caravaggio è oggi uno dei pittori più conosciuti e apprezzati da tutti noi. Lo sentiamo vicino, quasi contemporaneo nel suo interpellarci attraverso le sue opere. Opere che abbiamo potuto ammirare – inevitabilmente solo alcune – su grande schermo nella nostra chiesa parrocchiale e che abbiamo potuto apprezzare con gli avvincenti commenti e spiegazioni del relatore.
In questo incontro Caravaggio ci ha mostrato molto di sé: il suo disagio esistenziale e il suo bisogno di senso, senso del vivere e senso del suo essere artista, e noi ci siamo rispecchiati in lui perché quei bisogni e disagi sono anche i nostri e sono venuti a galla prepotentemente in questo periodo pandemico.
Ciò che noi impariamo da lui – e abbiamo imparato ancor meglio in questa serata – è un bisogno di verità. Una verità che abbiamo visto trapelare in “La Madonna dei pellegrini”, nelle rughe, nei piedi gonfi e sporchi dei pellegrini e nei loro abiti dimessi. Segni, solo segni che sottolineano però – e soprattutto oggi diremmo in modo profetico – il riconoscimento della fragilità umana, il faticoso cammino su questa terra, in cui ci si può sporcare il corpo sì, ma anche l’anima.
E in compagnia di Caravaggio ci siamo riconosciuti nel bisogno, in un desiderio di purificazione, di cambiamento, che passa spesso attraverso circostanze impreviste. Come negli incontri inaspettati con persone “speciali”, diremmo straordinarie. E che dire quindi della “Vocazione di San Matteo”? Qui c’è davvero tanto. Bagliore e tenebre, ombra e luce, personaggi “in scena”, gesticolare nervoso delle mani, intensità degli sguardi. Ma soprattutto due mani: una che chiama, l’altra che domanda. La mano che chiama accompagnata da un fascio di luce. La luce di un attimo, di un attimo di vita, quello di un incontro decisivo. E in questo Vangelo visivo anche noi ci siamo sentiti chiamati ad accogliere la novità di quella luce e a sentire l’urgenza di verificarne l’intensità.
E ancora mani. Mani che abbiamo visto indicare, sfiorare, stringere, urlare perfino, come quelle nella “Cattura di Cristo nell’orto”. Tante le mani che ci hanno emozionato. Come quelle nell’”Incredulità di San Tommaso”: una mano in cerca della verità/Verità e un’altra mano che la guida. La mano di uno che vuole concretezza e la mano di Uno che accoglie questo bisogno. E Caravaggio sembra “dipingere” le parole di San Carlo Borromeo richiamate da Frigerio: “Tutte queste ferite sono in effetti come molti squarci, il Signore vuole che noi penetriamo in essi, se vogliamo leggere”… se vogliamo capire quello che Lui vuole da noi.
In questa serata non abbiamo apprezzato solamente il grande e innovatore artista Caravaggio. Siamo grati di aver incontrato un uomo in cui ci siamo rispecchiati, un uomo che amava la realtà per quella che era e che cercava di accettarla e di ritrarla tutta intera, anche nelle sue miserie. Un uomo che ci ha testimoniato il dramma di una ricerca spirituale, il dramma di una vita. Quella vertigine della vita che noi tendiamo troppo spesso a soffocare con distrazioni e superficialità.
E di questa testimonianza siamo grati a Caravaggio …. e certamente anche a Luca Frigerio.
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