Il 20 febbraio 1942 riprendendo un testo di Rilke, Etty Hillesum ha scritto sul suo Diario: “Ora mi sento vicina a colui che sta parlando al giovane poeta. E solo ora, ora che comincio a «vivere le domande», capisco quelle parole. Nel periodo in cui dovevo ancora «viverle», non ero assolutamente in grado di capire. Devo regalare questo libriccino a persone molto giovani per aiutarle a capire. Si può aiutare solo quando si vive in sintonia con ciò che si desidera chiarire agli altri; sento crescere in me, sempre più, la forza per dare una mano agli altri, anche semplicemente spiegando loro che nessun altro può davvero aiutarli, e che questo va accettato, e non come un qualcosa che renda di necessità infelici, bensì come un mezzo per diventare più consapevoli delle proprie forze e della propria interiorità, e chiarendo che bisogna ascoltare con pazienza la propria voce interiore fino ad acquisire delle certezze. Ma occorre pazienza. «… viene solo ai pazienti, che attendono e stanno come se l’eternità giacesse avanti a loro, tanto sono tranquilli e vasti e sgombri d’ogni ansia. Io l’imparo ogni giorno, l’imparo tra dolori, cui sono riconoscente: pazienza è tutto!».”
Questa è la sfida da raccogliere in questa GIORNATA DELLA MEMORIA che fa i conti con la pandemia che ormai da quasi un anno sta incombendo sulla nostra vita. Vivere oggi la memoria è trovare il punto da cui lanciarsi verso il futuro con una nuova speranza. Etty Hillesum ci indica il metodo per fare questo percorso, è il metodo che lei ha messo in atto dentro la persecuzione razziale, quello di vivere le domande senza trovare scorciatoie o risposte preconfezionate.
E’ vivere le domande che fa scoprire una energia nuova, una forza che non siamo noi ma che abita in noi e ci lancia in tutto, curiosi di trovare in ogni situazione, anche in quella più difficile, uno spiraglio di positività.
(Gianni Mereghetti)
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