La questione

“Educazione. Comunicazione di sé” a Pesaro

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Si è da poco concluso il ciclo di incontri “Educazione. Comunicazione di sé”, in cui abbiamo invitato diversi relatori a paragonarsi con il testo di don J. Carrón. La maggior parte di loro non li conoscevamo personalmente ed in maniera approfondita, ci eravamo imbattuti in loro o vedendo una docuserie o ascoltandoli in qualche meeting o leggendo una loro intervista su un quotidiano, ma già così avevamo percepito che c’era in loro qualcosa che valeva la pena scoprire.

È quello che spesso chiamiamo “un presentimento del vero”, quel vero che alberga nel cuore di ogni uomo e che percepisci anche nella persona più sconosciuta e lontana da te.
Cosa ci abbiamo guadagnato facendo questi incontri? Degli amici.

Li chiamiamo sempre relatori e certamente questo lo sono stati: relatori che ci hanno aiutato ad andare a fondo del testo di don Carrón, ma che sono diventati amici nel momento in cui, durante gli incontri, non si sono tirati indietro mettendosi a nudo nel raccontarci le loro esperienze più personali, pur di rispondere alle nostre domande.

Amici con cui abbiamo fatto un cammino che ha aperto nuove prospettive anche nelle persone che ci hanno seguito via streaming. Infatti da ciascun incontro è nato qualcosa al di fuori di esso: le cene per conoscere meglio i relatori, gli incontri con le persone colpite che volevano continuare dopo l’incontro un dialogo con noi o con i relatori, nuove iniziative nate sulle prospettive aperte dai nostri incontri.

Come centro Culturale abbiamo fatto quattro incontri e ciascuno di essi ha cominciato a “camminare” da solo, costringendoci a seguire tutto quello che ne sta nascendo come rapporti da approfondire.

Ma soprattutto ciascun incontro ha svelato, come dice il testo di don Carrón, che “educare è comunicare se stessi, cioè una modalità di vivere il proprio rapporto col reale”. La serietà nel vivere questo, testimoniata da tutti i relatori, ha spinto ognuno di noi ad uscire dalla sua corazza per tornare ad essere se stesso, come accade nella sublime scena finale del film Orizzonti di Gloria di Stanley Kubrick. Un canto riesce a penetrare il cuore indurito dei soldati e a farli tornare uomini, uomini che si ricordano di essere fatti per il bello, il vero, il buono, il giusto.

Per noi fare il centro culturale è il desiderio e il tentativo di quel canto capace di arrivare al cuore di ognuno.
Gli amici del Centro Culturale di Pesaro

ORIZZONTI DI GLORIA (scena finale): https://www.youtube.com/watch?v=19LffRwSMFw

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