La questione

Essere cristiani in Turchia e Siria

1 Gennaio 2020
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Quarto incontro dell’anno, organizzato dal CENTRO CULTURALE LUIGI PADOVESE e primo incontro in occasione del decimo anniversario della morte di Mons. Padovese, che il 3 giugno del 2010 fu ucciso a coltellate dal suo autista, Murat Altun.
All’inizio, una carrellata di foto di Padovese e di canti interpretati da lui. Una presentazione efficace per chi non lo conosceva, e un caro ricordo per chi già aveva avuto modo di conoscerlo un po’. Poi, la testimonianza di Seyde Goesteris, missionaria laica impegnata nelle terre colpite dalla guerra in Medio Oriente. Un incontro che ha una storia.
Alcuni soci del Centro Culturale Luigi Padovese hanno partecipato in ottobre ad un pellegrinaggio nella Turchia Siriaca guidato da Mons. Bizzeti, successore di Padovese. Qui hanno incontrato Seyde, un vulcano … di personalità, di spirito di iniziativa, di fede.
Di origine siriaca, ha vissuto fin da piccola in Svizzera e attualmente abita in Turchia. Da adulta, la conversione. A seguito della malattia della madre, comincia ad instaurare un rapporto stringente con il Signore che si consolida e si rafforza nel tempo. Dice “Gesù mi ha fulminata”. E poi – a seguito della lettura dei testi biblici – il riconoscimento di un’appartenenza, l’innamorarsi nuovamente delle proprie radici, il riappacificarsi con il passato …. e il ritorno in Medio Oriente. A viverci, in Turchia.
Seyde ora si occupa dei profughi di guerra in Siria e in Iraq.
Un’associazione svizzera, di cui Seyde è membro – “Il giardino dei bambini”- raccoglie beni di prima necessità. “Di regola – dice Seyde – le eventuali donazioni di denaro vengono utilizzate unicamente per finanziare il trasporto alla destinazione. In casi particolari, come per la Siria dove la situazione era disastrosa e i referenti sul posto lo permettevano, è stato utilizzato parte del denaro per aiutare la popolazione comprando sul posto ciò di cui le comunità, le parrocchie e i campi profughi avevano più bisogno.”
In Siria, una volta giunta sul posto, Seyde si occupa di verificare che la merce inviata venga consegnata e distribuita alle persone bisognose, anche grazie alla rete delle parrocchie che collaborano fra loro per proteggere e aiutare la popolazione.
Seyde, per portare gli aiuti nelle zone di guerra, corre un rischio altissimo, soprattutto alla dogana e in special modo per il transito dei medicinali.
Tutto lì è politicamente molto complicato. La situazione economica resta molto dura, mancano stabilità e sicurezza perché le persone possano riprendere le attività economiche e commerciali. Soprattutto nella Siria del Nord Est la situazione è drammatica: ci sono centinaia di migliaia di sfollati, si vive ancora accampati nelle scuole, gli aiuti non riescono ad arrivare, passano con facilità solo i trafficanti di uomini, soprattutto di bambini che poi vengono venduti.
Nel servizio ai più poveri, Seyde ci è stata testimone dell’amore gratuito di Cristo per tutti. In una situazione di violenza mortale, di rifiuto dell’altro a causa dell’appartenenza etnica e religiosa, i cristiani possono dare una testimonianza di carità e di libertà che deriva proprio dal Vangelo.
Alla fine dell’incontro c’è stata una raccolta fondi per le comunità cristiano-siriache della Turchia e della Siria per sostenere i progetti dell’Associazione “Il giardino dei bambini”(ricostruzione scuole, case per disabili, latte per i bambini, aperture di sartorie nella regione di Mosul).


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