La questione

Il dialogo della vita

29 Agosto 2025
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I primi giorni del Meeting hanno fatto emergere con chiarezza una delle sue caratteristiche più originali, che già nei mesi della preparazione di questa 46° edizione era apparsa come il filo conduttore di tutto il lavoro: l’importanza del dialogo.
Per dialogare davvero, serve una precisa consapevolezza di sé e della propria identità. Il dialogo non è un compromesso o un fragile equilibrio tra le parti, ma una proposta autentica di ciò che si vive e un’attenta considerazione di ciò che l’altro vive, basata sull’ascolto e il rispetto per il suo cammino, in una vera stima della sua umanità.

       È la ricerca di questo metodo di convivenza, a partire dalla precisa coscienza di sé, che fa confluire al Meeting gli ospiti che abbiamo ascoltato in questi primi giorni e quelli che ascolteremo. Anche le proposte di mostre e spettacoli che caratterizzano questa edizione, prendono le mosse da questo stesso metodo.

       Gli esempi di dialogo di questi primi giorni sono tanti e imponenti. Suor Azezet Kidane, che ha lavorato in Israele e Palestina, tra i beduini e i migranti lottando contro la tratta di esseri umani nel Sinai verso Israele; Layla al-Sheik, musulmana di Betlemme che ha perso un figlio nella seconda Intifada; ed Elana Kaminka, israeliana, madre di Yannai, soldato ucciso il 7 ottobre 2023 da Hamas, ci hanno tutte parlato di questo: solo il grande amore che riempie il cuore, dettato dalla fede di appartenenza di ognuna, permette di accogliere la sofferenza dell’altro in una relazione che offre percorsi di riconciliazione nei contesti più drammatici della storia.

       La testimonianza dei martiri di Algeria nell’incontro del sabato con il Card. Jean-Paul Vesco, arcivescovo metropolita di Algeri e nei pannelli della mostra «Chiamati due volte», ci documenta una delle vicende di santità cristiana che più ha avuto eco negli ultimi anni. I monaci di Tibhirine sono stati profeti di dialogo e fraternità in terra algerina, offrendo concordia e amicizia per l’amore più forte della morte e dell’odio di cui facevano esperienza. I monaci ci hanno insegnato quattro forme di relazione costruttiva tra i cristiani e i defili delle altre religioni; il dialogo della vita, delle opere, degli scambi teologici e dell’esperienza religiosa.

       Infine, ma l’elenco potrebbe proseguire, l’incontro con Paolo Malaguti ed Eraldo Affinati sul ruolo della letteratura nella formazione della persona come via d’accesso per entrare in un fecondo dialogo con la cultura del nostro tempo, con la pluralità delle sue sfaccettature e per mettere a fuoco “la grande distanza” che il quotidiano scava tra la nostra percezione e l’insieme dell’esperienza umana.

       Il dialogo, come è emerso in questi giorni al Meeting, è quindi un rapporto con l’altro che sempre porta all’arricchimento, provocando un paragone e una più profonda scoperta della propria identità e tradizione, di ciò che si propone come inizio di speranza e di risposta: il fatto cristiano come avvenimento, incontrabile in una compagnia di amici. Il dialogo è, per questo, il cuore pulsante del Meeting.

Letizia Bardazzi, Quotidiano Meeting, Lunedì 25 agosto

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