La questione

Le formelle di Giotto: Il lavoro e l’ideale

Incontro a Casale Monferrato con Mariella Carlotti

12 Febbraio 2020
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Si può dire qualcosa di interessante sul lavoro ai giovani di oggi partendo dalle ventotto formelle in marmo che si trovano alla base del campanile di Giotto a Firenze? E’ quello che è riuscita a fare Mariella Carlotti all’Istituto Leardi in un’Aula Magna gremita di ragazzi attenti e interessati.
L’incontro si è svolto nella mattinata di sabato 8 febbraio ed è stato organizzato dall’Istituto Leardi in collaborazione con il Centro Culturale Alberto Gai.
La coinvolgente relatrice ha iniziato il suo intervento dicendo che ciò che ha cambiato l’Europa, trasformandola da una piccola penisola dell’Asia in un continente con cultura e tradizioni proprie, è stata una nuova concezione dell’uomo e del lavoro che, a un certo punto della storia, si è sviluppata: una concezione del lavoro vista non più come attività dello schiavo, ma come modo per conoscere se stessi e il mondo e per dare un contributo al bene di tutti. Questa è la rivoluzione che ha fatto grande l’Europa e che con orgoglio i nostri antenati hanno rappresentato sui portali delle cattedrali e di cui il ciclo di formelle sul campanile di Giotto di Firenze ne è una importante testimonianza.
Gli studenti hanno anche avuto occasione di capire che gli uomini del Medioevo erano persone attente al reale: uno degli esempi citati narra di un membro della famiglia fiorentina Rucellai che scoprì casualmente il colore viola e fece la fortuna economica della sua casata, unica per molto tempo ad avere i panni di lana di questo colore.
Motivante, soprattutto per i geometri presenti, è stata l’osservazione che al vertice dei lavori umani Giotto colloca l’Architettura: al gesto di Dio che crea l’universo corrisponde il tailleur de pierre, il gesto dell’uomo che costruisce.
Interessante anche la formella sulla Muratura: il capomastro rappresentato su di essa, le cui dimensioni fisiche ne traducono la statura morale, è un uomo più grande rispetto ai due operai, i quali obbedendogli costruiscono la cattedrale. Per conoscere sé e il mondo, per poter dare un contributo, occorre un maestro da seguire.
E per spiegare che tutti i lavori hanno pari dignità, la dottoressa Carlotti ha messo a confronto la formella della Medicina (dove si osserva un medico intento ad analizzare un campione di urina) con la formella dell’Astronomia (dove si vede un ricercatore osservare le stelle) e ha concluso che il valore del lavoro non dipende dalla materia trattata: uno maneggia l’urina, l’altro le stelle ma sono entrambi solenni, perché il valore del lavoro è nella coscienza, è nell’ideale che muove gli uomini. L’ideale è lo scopo del lavoro che permette di affrontare tutte le fatiche del quotidiano.
Gli uomini del Medioevo, come testimoniano le formelle alla base del campanile di Giotto, avevano coscienza che gli uomini lavorano per sentirsi utili, per realizzare sé, per esprimere al meglio il loro essere liberi, per contribuire al bene comune della società nella quale vivevano.

Clicca qui per conoscere nel dettaglio la mostra Il lavoro e l’ideale. Il ciclo delle formelle del campanile di Giotto realizzata al Meeting di Rimini nel 2009

Vai alla pagina dell’evento organizzato dal Centro Culturale di Casale Monferrato


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