La questione

Le voci dell’io

23 Agosto 2021
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La crisi del nostro tempo è senza dubbi una circostanza che ha spezzato in mille pezzi tanti sicurezze e cose che pensavamo per sempre. E allora, che succede? ci domandiamo. Le domande escono a poco che uno riesca ad ascoltare le donne e gli uomini del nostro tempo che hanno il coraggio di rompere il silenzio: Dove va il nostro mondo? Perchè la malattia? E la morte? Da dove ricominciare? Come guardare le ferite che vediamo in noi e attorno a noi? E questa tristezza? Chi siamo? Queste domande che poco fa ci vergognavamo a farci davanti a tutti -e anzi che nascondevamo per non fare uscire le nostre debolezze- adesso sono da per tutto: se le fanno i rapper, gli influencer, i personaggi delle serie TV. Ill Meeting di Rimini non ha paura di quelle domande, al contrario le sente come proprie. E le offre alla società italiana -e al mondo intero- come la cosa più preziosa per ricominciare. Il Meeting vibra con queste domande -sia sussurrate, cantate oppure gridate- sono le emozioni drammatiche e intelligenti che costituiscono la persona, oppure, le vibrazioni più intime e più vere dell’io. Come non sentire quella domanda profetica di Pasolini: «Manca sempre qualcosa, c’è un vuoto in ogni mio intuire» (Io, P.P. Pasolini). O quella nostalgia che sente Jules dell’amore di una madre nella sua vita fratturata in pezzi (Una domanda che brucia). Come non abbracciare la domanda dell’ ebrea Edith Brucks che si domanda -dopo tutta la sua sofferenza in Auschwitz-: «chi mi ha permesso di non odiare?» (La crepa e la luce). E la domanda di Lady Gaga ci infiamma dentro: «Dimmi una cosa, ragazza, sei felice in questo mondo moderno o hai bisogno di qualcosa in più. C’è qualcosa altro che stai cercando?»

Il Meeting di Rimini vuole incontrare coloro che sentono così la vita -nella sua sproporzione e necessità- perché anche noi ce le facciamo: sentiamo così la mancanza e vorremmo sapere ancora quel di più che stiamo cercando… E vado un passo oltre: io -spagnola, che vengo al Meeting da 30 anni -all’inizio come ragazzina facendo 17 ore di macchina per arrivare- mi sono mossa per una attrazione, ed ancora per una simpatia gratuita che trovava sfidante e drammatica l’ esperienza del Meeting. Da allora, ogni anno, e questo specialmente, se mi dà l’opportunità di verificare se l’ esperienza cristiana, dalla quale nasce questo Meeting, mi offre la sua pretesa unica: abbracciare le mie domande. Come dice un personaggio della serie di TV West World, citato nella mostra “Una domanda che brucia”, io spero di dire attraverso degli incontri, mostre, spettacoli e lavoro gratuito di tanti amici: “tu sei la prima cosa reale che mi sia capitata dopo tanto tempo”, che spero da tanto tempo e continuo a sperare ora con i miei contemporanei.
Guadalupe Arbona Abascal
Quotidiano Meeting del 23 Agosto


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