L’ombra del Padre, bellissimo e veridico romanzo di Dobraczynski sulla vita di San Giuseppe: l’ho letto non molto tempo fa, e l’ho letto con coinvolgimento e gusto. Ma a sentirlo leggere, o forse è meglio dire recitare, o meglio ancora interpretare con vera arte… l’intensità, non solo e non principalmente emotiva, ma proprio di comprensione, si incrementa come non ti saresti aspettato. E di questo bisogna essere grati ad Arianna Scommegna, bravissima attrice e (questo non cambia le cose, ma dirlo vellica naturali curiosità) figlia del grande cantante Nicola Di Bari. “Interpretare è amare”, ha detto una volta Maria Ilva Biolcati, in arte Milva: verissimo.
Anche la lettera apostolica di papa Francesco, Patris corde – Con cuore di padre – dedicata al marito della Vergine, protettore della Chiesa – l’ho letta, utilmente e piacevolmente. Ma poi, “ripassata”, e rimeditata, tratto dopo tratto, sfaccettatura dopo sfaccettatura, attraverso le opere di grandi maestri della pittura e della scultura, la comprensione diventa, oltretrutto magistralmente presentati, la figura di Giuseppe si offre a una conoscenza affettiva, più penetrante e insieme più famigliare. Insomma, ci entri dentro anche tu nel “film”. E di questo c’è da dire grazie a Giuseppe Frangi, eccellente esperto d’arte e (questo non cambia le cose, ma dirlo vellica naturali curiosità) nipote del grande scrittore Giovanni Testori.
Grazie a Scommegna e Frangi, cioè grazie all’arte, San Giuseppe è risultato a tutti discreto ma potente protagonista dell’evento realizzato in diretta streaming il 23 aprile, dal Centro culturale Marcello Candia di Melzo (provincia di Milano) insieme ai “cugini” limitrofi San Mauro di Gessate, Don Renzo Fumagalli di Cambiago, Newmann di Cernusco sul Naviglio e all’Azione cattolica di Melzo e ospitato all’interno dell’iniziativa “Gente che spera” dell’Arcidiocesi di Milano. Quasi un’ora e mezza, godibilissima e letteralmemte volata, vissuta ad un tempo con profondità e facilità. Del resto Frangi l’ha detto esplicitamente: la creatività e il genio artistico sono una via privilegiata per entrare con più profondità e completezza nell’oggetto, nell’avvenimento, o nella persona. Non sono, aggiungo io, né didascalia, né aggiunta, né deformazione, né enfatizzazione. Se no non sarebbe arte.
I due brani di Dobraczynski scelti per l’occasione, letti all’inizio e alla fine dell’evento, riguardano il primo lo choc e l’umanissimo e acutissimo dramma interiore di Giuseppe quando apprende che Myriam aspetta un bambino non da lui. Il secondo riguarda il risolversi dei dubbi, e la decisione di prendere in casa con sé la ragazza, nella coscienza di obbedire al mistero che lo ha scelto, e sentendo così felice sé stesso e sommamente realizzato il suo immenso amore per Myriam. Il testo scritto è bellissimo; letto, cioè interpretato con l’intensità non sovraccarica e il pathos interiorizzato e non ostentato della Scommegna, rivela tutta la sua sapienza e capacità di raccontare le pieghe più intime e vere dell’umano nel rapporto con sé stesso, la realtà, il mistero.
Giotto, Caravaggio, La Tour, i mosaici di Monreale, le statue del Sacro Monte di Varallo, e ancora opere di Murillo, Pontormo, Raffaello, Guido Reni – per citarne alcuni – accompagnano la contemplazione, lo stupore ammirato per la figura e il vissuto di Giuseppe, in sette tappe corrispondenti ai capitoli della lettera apostolica. Giuseppe “padre nella tenerezza”: un pittore fiammingo lo ritrae mentre riutilizza le strisce di tessuto dei calzari per farne fasce per il bimbo; un toscano del ‘500 mentre stende i panni del bucato… Giuseppe padre nell’obbedienza: il sonno e il sogno; Orazio Gentileschi lo rappresenta riverso sulle masserizie in una sosta durante il viaggio, mentre Maria allatta il bimbo. Giuseppe padre nell’accoglienza (lo “Sposalizio di Raffaello”, notissimo; un meno noto ma straordinario Luini, “Ritorno a casa di Giuseppe e Maria”, appena sposati, mano nella mano, lui con lo sguardo da innamorato perso). E poi Giuseppe padre nel coraggio creativo, padre lavoratore, padre nell’ombra, ovvero L’ombra del Padre, come nel titolo del romanzo di Dobraczynski.
Sono sei tratti inconfondibili del santo “protagonista in seconda linea della storia della salvezza (definizione di Francesco). Ce n’è un settimo, cui in realtà è dedicato il primo dei capitoletti del documento: Padre amato. Amato dal popolo di tutti i tempi. Qui, tra le altre immagini, c’è quella di un originale San Giuseppe interpretato da Eduardo De Filippo in una commedia messa in scena nel 1957, dove il Santo si fa protettore di un ladruncolo a lui devoto, e lo “raccomanda” con successo al Padreterno perché lo faccia entrare in Paradiso.
Quanto sopra è solo un assaggio. Per la degustazione completa accedere al canale Youtube del Centro culturale Marcello Candia di Melzo.
Maurizio Vitali
*Iniziativa all’interno di “Gente che spera”, ciclo di incontri promossi dai Centri Culturali dell’Arcidiocesi di Milano
Rivedi l’incontro sulla pagina You Tube del Centro Culturale San Mauro di Gessate