“C’è solo una gran fiducia e riconoscenza che la vita sia tanto bella, e perciò questo è un momento storico: non perché tra poco io devo andare con S. alla Gestapo, ma perché trovo la vita ugualmente bella e piena di prospettive per il futuro, qualunque cosa accada.” “Vedi, stai di nuovo ricominciando ad avvicinarti alle cose attraverso idee fisse: eppure, eppure, la vita è così bella.”
“Io credo che dalla vita si possa ricavare qualcosa di positivo in tutte le circostanze”.
Sono frasi di Etty Hillesum, giovane donna ebrea olandese morta ad Auschwitz nel 1943. La sua breve esistenza, che ha dovuto passare dentro il dramma della persecuzione razziale, è un grande inno alla vita. Etty, che avrebbe tutte le ragioni per scatenare la sua ira contro i suoi freddi aguzzini e che, se non fino ad arrivare a dire che ad Auschwitz Dio non c’era, però a questo Dio avrebbe potuto fare qualche rilievo pesante, non fa nulla di tutto questo, non è stata come sono oggi molti di noi, pieni di indignazione e lamentela, preoccupati di salvare il proprio infimo particolare, no, Etty da quando ha scoperto che nel profondo del proprio io vi era Dio, la sorgente di tutto che ravviva tutto, da quel momento ha amato la vita con uaperto na gratitudine e dedizione totali. Etty non si lascia definire dalle mura strette del campo di Westerbork, le attraversa con il suo sguardo che tende a cogliere il punto estremo dell’orizzonte, quel punto in cui le si fa presente Dio, un Tu con Cui parlare ogni attimo, a Cui consegnare tutto di sé. Per questo Etty non si ferma alle apparenze, in tutte, anche le più dure e dolorose, le più ingiuste e assurde, trova uno spiraglio per afferrare la positività di cui è fatta la vita.
Etty è una donna che oggi ci sfida a guardare la vita per quello che è, l’occasione che Dio ci dà per riconoscere il Suo volto così che in questa fresca sorgente tutto, ma proprio tutto, diventi bello, affascinante e con una intensità unica.
Di questo è testimonianza la mostra che verrà presentata a Rimini al Meeting per l’amicizia fra i popoli.
La mostra, il cui titolo è IL CIELO VIVE DENTRO DI ME, è stata curata e realizzata da un gruppo di lavoro di cui hanno fatto parte José Clavería, Claudia Munarin, Marta D’Angelo, Ombretta Malatesta, Paola Maria Sala, Benedetto Grava.
Con questo stesso amore alla vita io ho incontrato una persona che oggi è uno dei miei più grandi amici. Italo argentino, affetto da una grave sindrome, la “Hallervorden –Spatz, che lo tiene in carrozzella ormai da quasi trent’anni, si chiama Domingo. La sua malattia gli impedisce di parlare, comunica attraverso gli sms e con i movimenti degli occhi, il suo corpo si irrigidisce lentamente e in modo inesorabile. Avrebbe tutte le ragioni per lamentarsi e imprecare per questa sua condizione, ma come Etty, Domingo ama la vita, nei suoi occhi si sprigiona una passione incontenibile per tutto. Non può far nulla, dipende in tutto da tutti, è costretto a stare in spazi ristretti, ma Domingo con il suo sguardo squarcia il mondo chiuso in cui è messo e lo apre verso l’infinito. Una esplosiva voglia di vivere che allarga gli orizzonti, questo porta con sé Domingo e stargli vicino è sentire con la sua stessa semplicità che la vita è proprio bella. Si può essere in condizioni difficili, si può essere colpiti dalla sofferenza, si può essere bloccati dai movimenti, ma la vita rimane bella, un dono di cui essere grati. Come dice Domingo, “mi avevano dato qualche anno di vita, secondo i medici sarei arrivato al massimo a 25 anni, ma sono vivo quanto mai e la vita è bella! “ E questo testimonia una cosa semplice, che la vita è un dono!
Etty e Domingo, due persone diverse, con condizioni e storie diverse, in tempi diversi, ma ricchi di un’unica certezza, che vivere è bello, questo dialogo ininterrotto con Dio riempie di senso e di gusto ogni istante.
VIVERE E’ PROPRIO BELLO!
Gianni Mereghetti.