27/02/2017 La mostra è stata realizzata in occasione della manifestazione “Meeting per l’Amicizia fra i popoli”, anno 2016, realizzata da Associazione Medicina e Persona in collaborazione con Fondazione Banco Farmaceutico onlus, a cura di Giorgio Bordin e Paola Marenco. La mostra nasce dal desiderio di capire cosa realmente domanda la mano tesa de “La malade” di Roger de La Fresnaye e cosa sia vera risposta a quella domanda. Nell’arte cubista infatti l’opera interpella sempre lo spettatore: il volto della malata febbricitante è un’accorata domanda espressa drammaticamente da quella mano in primo piano. Chi la prenderà? Che risposta saprà dare? Come fare sì che la risposta non sia riduttiva rispetto al Desiderio?
L’uomo è l’unica creatura che sa di morire. Non si compie compiendo il suo istinto. Ha un Desiderio che va al di là di esso e scava in lui un’inquietudine che non può essere censurata. Il limite, e quindi la malattia toglie la sordina a questo Desiderio. Prendersi cura di una persona malata non può non implicare l’ascolto e la condivisione di questa profondità vertiginosa che si esprime nel grido della sofferenza..
Allora una vita nuova è possibile, fino all’ultimo respiro, se non viene censurato l’uomo e uno sguardo umano accetta il rischio della relazione e si arricchisce dell’incontro con l’altro, fino a farlo sentire amato e accolto. La carità rimane necessaria per curare “quel” particolare malato che ho davanti ora. Ed è per questo stesso sguardo all’altro che si possono procurare le medicine per chi non ne ha, o perfezionare le tecnologie per curarlo meglio. Purché non si trascuri di prendere quella mano raccogliendone tutta la profondità della domanda. Altrimenti non basterà all’uomo per sentirsi capito e accompagnato. Come d’altronde non basterebbe ad ognuno di noi!
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