“Cosa potremmo sapere, cosa potremmo immaginare, cosa potremmo ricordare dell’invasione sovietica di Praga se non ci fossero, stampate nei nostri occhi, le immagini di un ‘anonimo fotografo praghese’, che si scoprì poi chiamarsi Josef Koudelka? Quanta giustizia hanno fatto quelle foto, capaci di raccontare al mondo la freschezza e l’idealismo di una primavera di libertà. […] Ci sono fatti, pezzi di storia, che esistono solo perché c’è una fotografia che li racconta. Un’immagine talmente forte da riuscire a muovere sensibilità e coscienze pubbliche. Penso al giovane Sebastião Salgado che nel 1984 si presenta alla redazione del quotidiano francese Liberation con i suoi scatti in bianco e nero che denunciano gli effetti della carestia in Sahel, un racconto sconvolgente nella sua forza, che obbliga l’Occidente a fermarsi e impone di non voltare la testa dall’altra parte. Salgado apre gli occhi al mondo e tornerà a farlo due anni dopo, rivelando l’immenso formicaio umano di una miniera d’oro a cielo aperto brasiliana, dove la vita e la fatica umana non hanno alcun valore. Queste foto, che hanno plasmato il nostro immaginario collettivo, mi hanno spinto ad andare a cercare i loro autori, per farmi raccontare il momento in cui hanno incontrato la Storia e hanno saputo riconoscerla.”
(Mario Calabresi)