Ancona: Storia di un’anima carnale
Il Centro Culturale Miguel Manara ha organizzato la mostra dal titolo “Storia di un ‘anima carnale. Charles Peguy a cent’anni dalla morte”. Alla presentazione della mostra ha portato i suoi saluti S.E. Cardinale Edoardo Menichelli. E’ intervenuto Pigi Colognesi, giornalista e curatore della mostra.
La mostra su Charles Peguy in Ancona dal 3 al 18 maggio di Nicola Campagnoli
L’occasione della mostra su Charles Peguy ( esposta nella chiesa di Santa Maria della Piazza dal 3 al 18 maggio) è stata una novità ” culturale”: la cultura non sta nelle mani di alcuni esperti, ma è espressione di un popolo.Agli esercizi della fraternità di Rimini, ci è stato ridonato l’incontro con una Presenza che non muore mai e che ci fa affrontare tutto. La prima conseguenza è che, nel gesto del centro culturale, non si sono trovati in azione ” i soliti”, ma un vero e proprio popolo: studenti, professori, professionisti e operai, farmacisti e pensionati…
Innanzitutto le decine di persone che hanno allestito la mostra. Pigi Colognesi, curatore della mostra, arrivato nel pomeriggio a tenere una lezione per preparare le guide che avrebbero presentato i pannelli, si è stupito di vedersi davanti tanta gente, di ogni età. La sera poi del 3 maggio, all’inaugurazione, davanti alla sala gremita della Loggia dei Mercanti, il cardinale Menichelli, esprimendo gratitudine e calda adesione alla presenza e alle iniziative del centro culturale Miguel Manara in Ancona, ha voluto sottolineare l’importanza di Peguy: meglio un ateo, ha detto, che un laicista. Il laicista è colui che ha sepolto tutto sotto la rassegnazione e il cinismo delle cose già sapute, colui che ha già inquadrato tutto in un sistema razionale creato da e per la sua tranquillità e comodità; l’ateo invece è colui che può anche restare aperto, come dice Peguy, “all’appetito metafisico”.
Nei giorni successivi diverse iniziative si sono svolte a lato dell’evento mostra: le maratone di lettura di testi del poeta e filosofo, svolte da studenti delle scuole superiori della città; un incontro con giovani poeti marchigiani che grazie a quest’occasione hanno conosciuto i versi di Peguy (uno di loro in particolare è rimasto colpito dalla profonda adesione del poeta alla realtà, quella totale dipendenza dall’avvenimento definita “vertiginosa” : ma come è possibile – si è chiesto – restare così appesi all’istante, vivere così a fondo il presente?); un momento di proposta musicale in cui musicale europea (Gaber, Dalla, Cavalcante, Chieffo…).
Il 9 maggio si è poi svolto, sempre all’interno delle giornate dedicate a Peguy, un incontro di testimonianze dei cristiani dell’Iraq, per aiutarci a comprendere e immedesimarci nelle radici della speranza che i nostri fratelli perseguitati vivono in circostanze difficili e apparentemente prive di luce. Proprio nel racconto della loro esperienza, hanno trovato un peso fortissimo le parole del poeta francese lette al termine del gesto: “Per sperare, bambina mia, bisogna essere felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia”. Proprio la stessa luce che sgorgava dalle
parole dei testimoni: ” Si può vivere in Iraq, con tutto il male che c’è, perché Cristo, adesso, è vivo in Iraq”. È lui la fonte di una sorgente di grazia senza fine per cui tanti cristiani scelgono di non fuggire da quelle terre, ma di restare lì, lavorare lì, metter su famiglia li; ” se gente giovane decide ancora di fare figli – non per ingenuità, ma ben consapevole della situazione drammatica che si vive – vuol dire che la piccola speranza di cui parla Peguy è una fiamma accesa”, ha affermato una testimone. Alla fine dell’incontro, una signora che cura gli aspetti tecnici della sala in cui ci trovavamo, è corsa vicino a una testimone piena di gratitudine: ” Pur lavorando, non ho potuto staccare l’orecchio da quello che stavo sentendo. Grazie veramente di quello che mi avete testimoniato oggi”.
All’incontro è seguita poi una cena vivace e appassionante in cui un gruppo di studenti (con i loro prof) ha dialogato con i relatori della conferenza, andando a fondo della propria esperienza di vita e di fede. Per molti di loro si è aperta – forse per la prima volta – la possibilità di vedere che il cristianesimo non è un’idea o un pensiero, ma è un fatto per cui si può vivere e morire. Una di noi, presente alla cena, si è stupita: ” Ma come è possibile che, in un sabato sera di maggio, tanti
giovani fino a mezzanotte, stiano incollati – con tutte le loro domande ed esigenze – a questa nostra unità? Ma cosa portiamo di così affascinante e prezioso!”
Un piccolo germoglio in cui può essere riconosciuta una strada per tutta la vita: questa la possibilità che si è spalancata, attraverso la mostra, a tutta la città; che passione e che intensità nelle guide ai pannelli della mostra fatte ai turisti sbarcati al vicinissimo porto di Ancona, agli amici e colleghi, al sindaco della città, Valeria Mancinelli, attentissima e curiosa di conoscere Peguy (“Voglio proprio conoscere di più questo personaggio, lei mi ha veramente incuriosito” ha detto il
primo cittadino al medico che faceva da guida”), alla caporedattrice del tg3 marchigiano che, colpita dalla figura di Peguy e dal vedere tanti ragazzi-lettori di Peguy, ha fatto venire una troupe a girare un servizio per il telegiornale.
L’esperienza di una guida che si è trovata di fronte alcune mamme di compagni di scuola di sua figlia; insieme a loro c’era un giovane universitario ateo, capitato lì per caso: “Spiegando loro la mostra, mi sono accorta che non era la stessa cosa di quando ne parlavamo con mio marito o con gli amici del movimento. A un certo punto mi sono trovata di fronte ai pannelli che raccontano di quando Peguy afferma di essere cattolico, ho visto che c’era in me una difficoltà, un non essere
convincente. La cosa mi ha provocato molto: o quella ” conversione” e’ anche una tua esperienza, oppure non comunichi nulla di sostanziale a chi ti è di fronte.”
Proprio per questo, perché si è rimesso a tema il punto focale della nostra personale conversione, proprio perché ” l’altro”, qualsiasi altro ci siamo trovati di fronte, è stata occasione di questo nuovo spostamento, siamo davvero grati del gesto che abbiamo vissuto.