Como: Minoranze cristiane e libertà religiose
Il Centro Culturale “Paolo VI” è stato tra gli organizzatori dell’incontro dal titolo “Asia Bibi e gli altri. Minoranze cristiane e libertà religiose“, un incontro sulla vicenda di Asia Bibi, la donna pakistana condannata a morte per blasfemia, in carcere per quasi dieci anni e da poco dichiarata innocente. A partire da questa vicenda si affronterà il tema delle minoranze cristiane e della libertà religiosa.
E’ intervenuto
Rodolfo Casadei, giornalista
Cronaca dell’incontro
Asia Bibi e gli altri. Minoranze cristiane e libertà religiosa è il tema dell’incontro proposto a Como martedì 13 novembre dal Centro culturale Paolo VI e dalle associazioni “Alla ricerca del volto umano” ed “Esserci”. La serata, introdotta dalla giornalista Laura d’Incalci, ha avuto come relatore Rodolfo Casadei, inviato di «Tempi» e, in precedenza, di «Mondo e Missione».
Il caso di Asia Bibi è noto: la contadina cattolica pakistana è stata condannata a morte dopo aver bevuto in un bicchiere usato da altre donne musulmane. Accusata di averlo così reso impuro, ha discusso con loro su Maometto e Gesù Cristo. Arrestata, ha passato nove anni in carcere, è stata assolta dalla Corte Suprema nel 2018, ma la decisione ha scatenato manifestazioni di protesta di piazza.
Casadei ha introdotto l’incontro con un filmato dal quale è emerso come l’apostasia, vale a dire l’abbandono della fede islamica e la conversione ad altra religione, se avviene pubblicamente, possa essere punita con la pena di morte in 13 Paesi islamici. Per i musulmani, ha spiegato il relatore, la religione è infatti il collante della società, che viene quindi messa in crisi da un’apostasia “polemica”. Ciò vale anche per la blasfemia di cui è accusata Asia Bibi, per aver preferito Gesù a Maometto.
Numeri alla mano, Casadei ha ricordato che in Pakistan i musulmani rappresentano il 96% della popolazione e coloro che sono denunciati per blasfemia appartengono in modo sproporzionato alle minoranze religiose. È vero che dal 1986, quando la legge fu inasprita, nessuna sentenza capitale è stata eseguita, ma 1.472 persone sono state denunciate e 62 uccise al momento dell’arresto o decedute durante la prigionia. E come non ricordare poi gli omicidi, nel caso di Asia Bibi, di chi si era schierato pubblicamente in suo favore: a perdere la vita furono prima il musulmano Salman
Taseer, governatore del Punjab, e poi il cattolico Shahbaz Bhatti, ministro per le minoranze religiose.
Nel corso della serata il relatore, che ha illustrato anche con fotografie la realtà delle persecuzioni con distruzioni di edifici sacri ai danni di cristiani nei Paesi islamici, ha sottolineato che l’uomo d’Oriente è diverso da quello d’Occidente. Per il primo al centro di tutto ci sono Dio e il desiderio di adeguarsi alla legge divina. Nel secondo prevale l’esigenza della soddisfazione personale, quasi avendo a cuore solo i propri diritti. Ecco perché anche i cristiani d’Oriente, che sono profondamente “attaccati” alla loro fede, accettano la persecuzione senza abiurare. Persecuzione che si traduce concretamente in irruzioni nelle loro case per verificare se pregano o dispongono di libri religiosi, nel carcere e nelle sistematiche violenze quotidiane subite in cella.
Eppure, proprio le tante ingiustizie sofferte, fino a versare il sangue, diventano un forte richiamo per ciascuno di noi: «Possiamo essere rinvigoriti dalla testimonianza dei nostri fratelli cristiani perseguitati – ha concluso Casadei –, se ci lasciamo interrogare e cambiare dal loro martirio»