Forlì: Il caso Siria

Incontro con Mario Mauro e padre Francesco Ielpo


Il Centro Culturale “Don Francesco Ricci – La Bottega dell’Orefice” ha organizzato l’incontro dal titolo “Non si combatte il male con altro male. Il caso Siria“.

Sono intervenuti

Mario Mauro, Centro Studi Meseuro
padre Francesco Ielpo, Commissario di Terra Santa per il nord Italia

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Resoconto dell’incontro
Il Centro Culturale “Don Francesco Ricci – La Bottega dell’Orefice” il 23 Novembre ha organizzato l’incontro dal titolo “Non si combatte il male con altro male. Il caso Siria”, titolo preso dall’Angelus del papa del 26/02/2018. L’incontro ha visto intervenire Mario Mauro (Centro Studi Mesauro, già Ministro della Difesa), e Padre Francesco Ielpo (Commissario di Terra santa per il Nord Italia).

Mauro spiega cosa è successo e cosa sta succendendo in Siria: per capire l’importanza di quello che è successo e sta succedendo occorre ricordare il monito di Papa Francesco che già nel 2014 parlava di una “Terza Guerra Mondiale a pezzi”. Perché il Santo Padre ha questo giudizio? Nel Medio Oriente è in corso una guerra regionale di grande importanza, ci sono due fazioni guidate da due grandi stati Arabia Saudita (con alleati Emirati Arabi Uniti, insignificanti sul piano dei numeri ma determinanti sul piano dei soldi) da una parte e Iran (fiancheggiati dagli Hezbollah) dall’altra. Lo scontro tra queste due potenze avviene nel campo siriano fra il regime di Assad e i ribelli, per cui è uno scontro per interposta persona. La deriva del conflitto può ampliarsi e divenire globale e a quel punto possono essere coinvolti anche Russia e Usa. La stessa cosa infatti è successa nel conflitto spagnolo (1936-39) dove in terra spagnola gli stati europei si sono combattuti per ideologie contrapposte, e poi è derivato quello che tutti ben sappiamo.

In questo caso non è una guerra di ideologie, ma di religione dove il Dio arabo è il più comodo da prendere in ostaggio per le proprie seti di potere e giustificare le proprie azioni. Territorialmente la Siria è come una noce stritolata da un’enorme schiaccianoci di interessi contrapposti dove non si può tralasciare la questione israeliana. Dentro la vicenda siriana c’è il peso della riflessione che cento anni prima Alessandro Manzoni ha consegnato alla nostra attenzione. Manzoni, descrivendo la vicenda de “I Promessi Sposi” dice che c’è una storia dei potenti e una storia degli ultimi cioè che il senso della storia dei potenti lo capisci realmente solo se vai al fondo, al cuore della storia del più umile di quella vicenda umanissima tenera e drammatica che è stata la storia di Renzo e Lucia e provate a immaginare quanti Renzo e Lucia ci sono tra i dodici milioni di siriani che sono stati costretti ad abbandonare il proprio Paese o tra i settecentomila siriani che nella infame mattanza di questi anni hanno trovato la morte.

Nella propaganda dei gruppi terroristici il cristiano è il crociato, l’occidentale, l’americano, ma i Cristiani di quelle terre sono assolutamente cristiani e arabi allo stesso tempo, e questo martellamento ideologico fa perdere la faccia ai cristiani arabi, gli unici che tengono in piedi una speranza di pace fra sunniti e sciiti.

Quando arrivarono i primi foreign fighters (occidentali convertiti dall’Isis) non furono accolti dai ribelli del regime di Assad e così ci furono violenti scontri fra Isis e ribelli, avendo questi ultimi la peggio.

L’Italia, quando Mauro era ministro, assieme a Stati Uniti e Russia riuscì a trovare un’intesa perché le riserve di armi chimiche dei siriani venissero prese in carico dalla comunità internazionale, venissero caricate su navi e stoccate nel porto di La Spezia e poi dissolte da un’iniziativa promossa da organizzazioni non governative norvegesi ed americane a livello del circolo polare artico. Quindi si è trovata cioè una soluzione che sapesse guardare non agli interessi di questo o di quello ma a quello che poteva essere effettivamente il bene comune.

Nel frattempo milioni di profughi sono stati costretti a rifugiarsi in Libano e in Turchia. La presenza di milioni di siriani in Libano è un problema perché sono due stati con una cultura simile ma che si sono considerati nemici fino a pochi anni fa e i tanti profughi mettono in crisi il possibile processo democratico in Libano. Mentre i turchi sfruttano questa politica dello “stop and go” dei rifugiati per trattare con l’Europa.

In conclusione chi è che vince? Vince veramente chi riesce a dire la verità prima che essa emerga.

Per molti cristiani siriani la vita è una vocazione al martirio per annunciare la verità, hanno capito che c’è bisogno di loro.

Aiutare questa gente a rimanere nelle loro case è l’unico modo per aiutarli, è l’unico modo per sperare in una pace possibile.

Questa guerra in Siria non è inutile è dannatamente pericolosa per chi è sopravvissuto e per il mondo.

Padre Francesco Ielpo inizia dicendo che “l’uomo è capace di male”. La sera del 22 dicembre 2016, a seguito della partenza dell’ultimo convoglio di ribelli e familiari, viene annunciata dalle forze armate siriane la totale riconquista della città di Aleppo. Dopo quattro anni e cinque mesi di combattimenti, la seconda città più importante della Siria torna sotto il completo controllo del governo del presidente Assad. Ma cosa è rimasto?

Intere città sono state rase al suolo e ora sono cumoli di rovine completamente abbandonate.

Sono 800 anni che in Siria ad Aleppo sono presenti i francescani ora, a seguito della guerra, si sono ridotti moltissimo. Commentando una foto del Crocifisso con entrambe le braccia pendenti Padre Ielpo ha detto: “Cristo non è sceso (caduto) dalla croce perché la sua passione si perpetua nei martiri cristiani oggi”.

Numerose chiese sono state bombardate anche durante la notte di Natale i fedeli hanno risposto utilizzando parte dei missili lanciati come vasi per fiori: “Voi ci lanciate le bombe noi vi restituiamo fiori.”

Si vince il male con la carità. Nel bisogno che accomuna tutti è ancora più evidente che: “Siamo un cuor solo ed una anima sola non è più solo fare la carità.”

La speranza nasce sempre dalla presenza in cui ci si imbatte. Per questo l’opera francescana anche se fortemente ridotta è rimasta per ricostruire, Il cristianesimo ha la capacità di vedere in mezzo alla distruzione il punto da cui si può ripartire. Per vivere bisogna fare esperienza di una bellezza, non solo avere la pancia piena (perciò è stata costruita una piscina per permettere ai bambini di giocare). I bambini sono il futuro di quella terra.

Una speranza una ragione per rimanere nasce sempre e solo da una presenza che non è venuta meno è da un rapporto

Il buon pastore, quando arriva Il lupo, non fugge come il mercenario, ma resta perché è disposto a dare la vita per il suo gregge, e non fa calcoli, solo questo è la speranza che vince il male. Le famiglie hanno paura a crescere i figli perché questa guerra ha minato la fiducia nel vicino. Per questo molti bambini vagano senza consegnarsi a nessuna associazione di volontariato perché non si fidano più di nessuno. La Preoccupazione delle famiglie cristiane che Padre Ielpo ha incontrato è nel futuro, non per la ricostruzione delle case (che pure sarà un problema) ma per il contesto culturale entro il quale cresceranno i loro i figli perché la guerra ha minato la fiducia nel prossimo.

Per ricostruire una società occorre una base di fiducia reciproca, altrimenti è impossibile. Per questo il nuovo governo siriano ha introdotto il Ministero della riconciliazione, e ha messo a capo di tale ministero un padre che ha perso il figlio, ma che ha perdonato pubblicamente gli assassini.

“Un nome un futuro” è il nome del progetto che Padre Ielpo ha presentato per ridare speranza alle migliaia di orfani, bambini non riconosciuti (figli di madre violentate), che vagano per le citta siriane. Il diritto ad un nome per passare dall’ombra alla luce.



Data

Venerdì 23 Novembre 2018 ore 21:00

Luogo

Auditorium Cariromagna, via Flavio Biondo 16, Forlì