Inzago (Mi): Educare ad affrontare la vita senza paura



L’Associazione Scuola Aldo Moro e la Parrocchia Santa Maria Assunta organizzano l’incontro dal titolo “Educare ad affrontare la vita senza paura”.

Interviene
don Vincent Nagle, della Fraternità Sacerdotale San Carlo Borromeo

Cronaca dell’incontro
Un incontro entusiasmante, a Inzago, con un sacerdote della Fraternità San Carlo Borromeo, Don Vincent Nagle, che per tutta la serata è rimasto in piedi, guardando, interrogando, parlando, ricordando, testimoniando. Non sono state di certo consegnate “istruzioni per l’uso”, ma è stata lanciata una sfida a tutti: di cosa abbiamo paura? Che strumenti ci vogliono per affrontare il mondo? Cercherò quindi, di ripercorrere i vari passaggi dell’incontro, cercando di trasmettere quello
che ho ricevuto e di fare memoria dell’essenziale.
“Come mai un incontro sull’educazione, sulla paura del vivere? Forse che i nostri genitori, i nostri nonni avevano bisogno di incontri sull’educazione? No, educavano, vivendo, educavano. Allora cosa si è intromesso nelle generazioni?
Non si sa più che cos’è una certezza, quindi c’è paura ed incertezza. Di cosa abbiamo paura? Cercherò di portare la vostra attenzione sull’origine della speranza. Quando una persona cammina nel deserto e vede una goccia d’acqua, quella è una speranza, perché è la differenza tra la vita e la morte. A chi viene al mondo, sia per un minuto, sia per cento anni, che garanzie vengono date?
Principalmente due: di soffrire Educare, ex-ducere, significa portare fuori e buttare nella realtà: c’è un senso per cui valga la pena soffrire e morire? Anche se, dobbiamo ricordarcelo, buona parte della sofferenza è inflitta da ognuno di noi, povero peccatore, a chi ci passa vicino, diventando nostra vittima. La conseguenza evidente di tutta questa paura è che, ad esempio, l’Italia è il paese con più bassa natalità. Questa nostra Italia, rinomata in tutto il mondo per il cibo e per… la mamma.
L’Italia non è più una patria, ma… una matria…! Rousseau individuava nel “padre” il nemico, il polo dell’anti-libertà, e così, la donna” (Chesterton). Occorre qualcosa
per cui valga la pena vivere (non solo soffrire e morire). Ma vivere non è la stessa cosa di “stare bene”. Vivere è un’avventura!
La paternità e la maternità sono posizioni estremamente privilegiate, ma non cominciano e non finiscono con noi! Chi è l’alfa e l’omega dei nostri figli?
Gesù di Nazareth, quando parlava del Mistero, di Dio, usava il nome “Padre Padre”, cioè Colui che lo aveva mandato.
Nessuno è così padre da mandare il figlio a soffrire e morire perché sia glorioso il nostro soffrire e morire! Educare è far entrare chi ci è stato affidato in una storia bella, che vale la pena di essere vissuta: pensate, partecipiamo ad una storia gloriosa, che finisce bene, perché ha un lieto fine.
E questo lieto fine è con noi adesso!
Dobbiamo preparare i ragazzi alla sfida: i nostri genitori sapevano che il rapporto tra figlio e insegnante era per prepararsi ad una battaglia, ad un’avventura. Che differenza c’è tra un’avventura e un incubo? La differenza è nella fine: uno ti fa
scappare, l’altra ti fa vivere!
Tutta la storia che ho vissuto come Vincent Nagle, mi ha preparato ad incontrare Cristo. Sono peccatore, e allora? E’ una novità? Se sei peccatore, confessati! chiedi perdono!
Voi state educando, state mandando avanti i vostri figli sperando in certi frutti. Sappiate che i frutti non sono lo scopo. Voi dovete permettere a chi vi viene affidato, di poter cadere in ginocchio e implorare: salvami!
Se avete fatto battezzare i figli, vuol dire che c’è un altro Padre!
Siamo dei grandi servi che vogliono trasmettere la vita che non viene solo da noi!
Io sono la prima persona coinvolta, seguendo a mia volta. La certezza ci dà pace, perché siamo sicuri che vale la pena vivere, soffrire e anche morire!
Tranquilli! Per educare, ci vuole un cammino!”
(Tiziana, da Il Centro, n. 122, dicembre 2014)



Data

Venerdì 07 Novembre 2014 ore 21:00

Luogo

Salone Oratorio SS. Luigi e Domenico, via Brambilla 3, Inzago (Mi)