Magenta (Mi): Mosca e Kiev. Attesa di salvezza
Il Centro Culturale Don Cesare Tragella organizza l’incontro dal titolo “Mosca e Kiev: attesa di salvezza”.
Interviene
Adriano Dell’Asta, docente di Lingua e Letteratura russa all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, direttore dell’Istituto di cultura italiana a Mosca e vicepresidente della Fondazione Russia Cristiana.
Cronaca dell’Incontro
Scopo dell’incontro non era di analizzare i fatti, gli interessi, le responsabilità, le politiche che stanno dietro alla crisi in Ucraina: non ci interessava discutere –perché avremmo probabilmente diverse idee in campo- sulla responsabilità di Europa e USA o della Russia o della NATO.
Quello che ci interessa capire è la consistenza del cambiamento registrato in Piazza Maidan all’inizio della crisi quando sembrava che il cuore degli uomini che avevano partecipato a quella esperienza fose cambiato. E che a cambiarlo era stata la possibilità di vedere una riposta alle domande che si ponevano.
Cosa resta della grande esperienza di Piazza Maidan, che sembra essere stata spazzata via dai nazionalismi e dalla guerra?
C’è ancora spazio per la persona, per un “io”, fra gli opposti schieramenti in Ucraina (e nell’opinione pubblica in Russia)?
Dove trovare quell’autorità morale che possa dare risposte alla domanda di significato che alberga in tantissimi giovani e meno giovani delle due grandi nazioni?
La conferenza di Adriano dell’Asta è stata centrata su 4 punti:
1) Problema dell’informazione. Come e cosa i media, italiani ed internazionali, raccontano i fatti in Ucraina; c’è un problema di disinformazione
2) Il contesto: La storia dell’Ucraina ed i rapporti con la Russia. Dall’antica Rus, la cui storia inizia a Kiev, alla carestia “artificiale” del 1936. Caratteristica della storia è la “pluralità delle memorie”: lo stesso fatto –per esempio la storia di Bandera- viene ricordato in maniera diametralmente opposta all’Ovest e all’Est dell’Ucraina.
3) Cosa è successo; inizia tutto sul Maidan. Cosa volevano? L’Europa? Non, è un simbolo che rappresenta la certezza del diritto, l’indipendenza personale, pace e responsabilità per il proprio Paese. Un’identità comprensiva, e non omologante. L’Europa è il simbolo dell’apertura. Il relatore ha poi raccontato diversi fatti accaduti sul Maidan che esemplificavano quanto detto, che rappresentavano il ruolo di tutte le Chiese ivi presenti, l’umanità che vi si respirava
4) La speranza.
Se non io e adesso, chi e quando? Con questo slogan, che era già del dissenso, si esemplifica la presa di responsabilità che ognuno deve avere. Non significa essere eroi, ma essere parte della storia.
Il problema non sono i due sistemi contrapposti, in Russia ed Ucraina, ma il fatto che tutti devono desiderare un uomo libero di poter decidere il proprio destino.
(Centro Culturale Don Cesare Tragella)