Milano: Parole nuove per dire io, per dire noi. Famiglia, matrimonio, autorealizzazione
E se fosse principalmente la distrazione da se stessi -e dalle relazioni che siamo- a farci ritenere sconfitti in quelli che sono stati i nostri sogni, progetti, aspettative?
La stessa distrazione a farci pensare, provare -finanche a realizzare- un nostro corpo differente, possibile tecnicamente?
Distrazione da cosa? Dalla mia esperienza, che è l’ultimo dato impedito ai Poteri di rubare.
Mentre il dibattito pubblico martella sulla fine della famiglia (in grande crisi), sulla crisi perenne dei legami, sulla fluidità come chance o risorsa, la vita invece cresce, patti generazionali si stringono, giovani e adulti scoprono la realizzazione di se. Solo fortuna?
Gruppi di pensiero, che per esistere si alleano con mercati “circolari”, aziende sanitarie o di comunicazione, desiderano rappresentare l’avanguardia dellìesperienza, per realizzare una felicità nuova e nascosta o -più precisamente forse- una infelicità trascurabile, ma evidente di se.
E se fosse la nostra singolare voce, epperò non ego-ista, ma immersa nel noi -perché veniamo da qualcuno e da soli non si vive mai, neanche si sopravvive- la voce che dovremmo riscoprire e condividere per trovare la via che rende vera la meta?
Ma come decifrarla, alla luce di quale criterio vero, giusto, buono e finanche bello?
Dalla presenza nella società e nella cultura, dal lavoro di famiglie che accolgono in mutuo sostegno adottivo piccoli e ragazzi, è nato il desiderio di creare temporaneamente un luogo -fare centro culturale- come una casa dove dialogare e trovare parole nuove o meglio quell’esperienza corrispondente alle grandi parole che definiscono l’io, il noi, la storia personale di una civiltà.