Milano: Tommaso d’Aquino. L’avvenimento e la tradizione
Nel suo tempo, Tommaso d’Aquino fu un innovatore.
Lo è stato nella teologia, nella filosofia, negli studi e nella vita accademica. Seppe mettere a confronto la tradizione cristiana con la visione aristotelica del mondo, senza preclusioni ma anche senza cedimenti. La scienza, che l’Occidente latino aveva imparato da non molto a conoscere grazie agli arabi e alle traduzioni dal greco, ne usciva rigenerata; e la teologia cristiana, invece che mortificata, ne era vivificata.
L’insegnamento, gli scritti, le Summae, i Commenti, le “Orazioni” di Tommaso hanno segnato la storia intellettuale, morale e spirituale, dell’Europa dal Medioevo ad oggi. Ma è stato soprattutto un “metodo di pensiero” che egli ha consegnato ad allievi, colleghi, uomini e donne impegnati nell’arduo compito del sapere e della conoscenza della verità. Un metodo che non si sottrasse alle sfide, alle domande, alle crisi dell’esistenza umana, ma seppe guardarle e affrontarle con convinta speranza che la ragione e la fede vi avrebbero dato risposte sicure, o almeno accettabili e plausibili.
Tommaso nacque in Italia, a Roccasecca, nel 1225 e morì a Fossombrone nel 1274. A 800 anni dalla nascita e 750 dalla morte, parlare di lui, conoscerlo, discuterne le idee e le dottrine, significa anzitutto decidere di incontrare, per la prima o per l’ennesima volta, un gigante dell’intelligenza umana, che con il suo genio, il suo impegno, la sua spregiudicatezza ha penetrato l’enigma della vita, dell’esistenza umana, del mistero della realtà e del cosmo.
Seguire il suo itinerario, umano e intellettuale, è il miglior modo per comprendere la natura e la forza di un pensiero, che molto avrebbe ancora da dire alla cultura dei nostri giorni.
Interviene
Serge-Thomas Bonino
Presidente Pontificia Università San Tommaso
Introduce e coordina
Onorato Grassi
Docente Filosofia medievale e moderna, LUMSA Roma