Palermo: Migranti, la sfida dell’incontro

Inaugurazione della mostra


La mostra “Migranti la sfida dell’incontro”, presentata per la prima volta al Meeting per l’Amicizia fra i popoli e riproposta dal Centro Culturale “Il Sentiero” di Palermo, sembra confermare nel suo percorso itinerante, da Rimini a oltre 15 città siciliane, l’esito generativo di ogni movimento.
Il percorso si esplica tramite un susseguirsi di quesiti e di possibilità, legate dal desiderio di offrire un diverso punto di osservazione del fenomeno migratorio, partendo dalla riscoperta del valore relazionale dell’essere umano. I dati statistici e i riferimenti storici sono illuminati da parole che, se accolte come squarci improvvisi di cielo tra le strade delle città, riescono a ridestare lo stupore necessario per ogni atto conoscitivo, poiché solo da uno stupore che si faccia crisi e interrogativo può realizzarsi un mutamento radicale e reale.
L’eco della voce di Dostoevskij, “Io mi sento responsabile non appena un uomo posa il suo sguardo su di me”, pro-voca un improvviso tumulto se riportata all’etimologia della parola “responsabile”, la quale rimanda, non soltanto a una domanda ancestrale, celata o svelata, dentro ogni sguardo, ma all’attesa e alla necessità di una risposta da parte del singolo individuo. La responsabilità a cui siamo chiamati, a cui ci richiama la mostra, è quella tessuta nel nostro respiro in quanto uomini creati per tendere verso il bene che è nell’altro e che è l’altro. Più volte, attraversando i pannelli proposti, sembra di poter ascoltare il sussurro di alcuni versi di A. Rimbaud, quando, quasi in maniera lapidaria, afferma “l’io è un altro”, confermando l’impossibilità di un’ identità che giunga alla sua definizione senza iterazione e moto verso la diversità e l’alterità. È nell’altro, nel suo essere spesso scandalo e provocazione, che risiede il principio di ogni conoscenza e rapporto sociale, è lì la possibilità che il seme di bene posto in ogni uomo possa germogliare e farsi dono e frutto. Il titolo della mostra evidenzia la sua direzione, ovvero quella della sfida, chiedendo di accettare il rischio di mettere in discussione i propri sistemi conoscitivi e interpretativi per ritrovare, non soltanto la matrice fondativa della propria identità, ma per rigenerarla e riscoprirla.
Offrire a una città come Palermo, storicamente esempio di sincretismo culturale, l’opportunità di modellare un nuovo sguardo, ponendolo mutato su una realtà che inevitabilmente richiede una partecipazione, significa offrire l’occasione di saldare il legame tra individuo, società e umanità, spesso vissuto come semplice utopia.
La sfida dell’incontro non deve realizzarsi in virtù della diversità, bensì dell’umanità, riscoprendo nell’estrema uguaglianza con l’altro, nei medesimi desideri e nelle medesime fragilità, l’unicità della sua presenza e della sua esistenza. È richiesta un’accoglienza che sia prima di tutto umana, che offra, tramite il linguaggio dei gesti indicato da Papa Francesco, la gioia di trovare un volto e un abbraccio che possano divenire traccia e promessa di un inizio.
La mostra, accompagnata da numerosi eventi collaterali, ha permesso a tutti coloro che hanno collaborato di assumere in prima persona la provocazione proposta, facendo sì che negli occhi potesse brillare chiara la luce di una parola che è divenuta realtà ed evidenza. E tale luce, facendosi segno per molti di coloro che si sono lasciati guidare nel percorso, si è fatta incontro negli occhi soprattutto dei bambini, di Ambra, di Guya, di Jeremy, di Nunzio, di Fatima, i cui occhi stupiti e accesi scorrono come alberi sui vetri di un treno.
(Carola D’Andrea, Palermo)



Data

Sabato 04 Febbraio 2017 ore 10:00

Luogo

Chesa San giorgio dei Genovesi, Palermo