Renate (MB): Distruggiamo tutto e costruiamo un mondo meno brutto
Il Centro Culturale “Charles Peguy” ha organizzato l’incontro dal titolo “Distruggiamo tutto e costruiamo un mondo meno brutto“. Il ’68 e i suoi strascichi, un percorso segnato dal desiderio di autenticità rivendicata dalla giovane generazione di allora, che ha avuto esiti contraddittori: da nuove forme di libertà e socialità, alla crisi della famiglia e all’individualismo radicale fino alla «scelta inevitabile» della lotta armata. È possibile, oggi come allora, «costruire un mondo meno brutto» senza «distruggere tutto»? Ne parliamo con un protagonista diretto degli «anni di piombo» in Italia.
E’ intervenuto
Maurice Bignami, ex-terrorista di Prima Linea
Cronaca dell’incontro
Lo scorso giovedì 11 ottobre, è stato invitato Maurice Bignami intervistato da Maurizio Vitali, in occasione dell’apertura dell’anno sociale 2018-2019 con a tema “rovesciamo tutto e costruiamo un mondo meno brutto”. Appartenente a Prima Linea che ha operato durante quegli anni anche in modo violento, fino agli anni ’80 e chiudendo la organizzazione con un gesto altamente simbolico nel 1983 consegnando le armi nelle mani del Cardinal Martini. Di quella violenza Bignami ha scontato la pena e, con l’aiuto di incontri particolari (i cappellani dei carceri, don Liegro, padre Bachelet, suor Teresilia.) ha ricostruito la sua vita, passando dall’adesione al Partito Radicale, all’attenzione al Protestantesimo Calvinista fino alla conversione al Cattolicesimo.
Sposato con tre figli lavora nel sociale, come tanti suoi compagni di lotta.
Nel racconto della sua vita, fluido, preciso e senza censure, traspare sempre, anche nella violenza, il desiderio di cambiare totalmente le cose, coinvolgendosi nella modalità data delle circostanze, per realizzare il “bene” presunto, per sé e per gli altri. L’attenzione a sè, alla sua tensione, anche “pura” di cambiamento ha permesso l’interrogazione dei fatti accaduti, quale l’uccisione della sua prima ragazza e l’arresto della sua seconda, che diventerà moglie e madre dei due figli, più una accoglienza extracomunitaria. Aderendo ai quali ha maturato il suo cambiamento. L’arresto, il primo “volontario” solo per condividere con i compagni di piazza, il carcere successivo alle azioni violente commesse, gli incontri con i cappellani dei carceri frequentati, hanno segnato l’evoluzione del desiderio di cambiamento dalla lotta armata alla realizzazione di sé pacifica e rasserenata, senza rinnegare nulla del passato, ma giudicandolo come fu: irrimediabilmente sbagliato, ma parte della sua persona per cui costantemente in atto di pentimento. Pentimento non lasciato al sentimento, ma maturato come passo per la “redenzione” (lavori sociali, nuovi studi, nuove esperienze, Caritas..) consolidatasi con gli incontri imprevisti avuti e con l’ascolto e l’accoglienza delle indicazioni provenienti da questi incontri. La lettura, consigliata dal cappellano, dei Promessi Sposi, l’identificazione con la figura dell’Innominato, ha permesso la conversione al cattolicesimo, passando per il fascino del protestantesimo calvinista.
Oggi Maurice Bignami è un uomo rappacificato, consapevole dei suoi errori, trasfigurati dagli incontri fatti, che guarda il presente e perciò il futuro con la positività che deriva dall’affidamento ad un Altro, che fa la storia personale e del mondo.
(Centro Culturale “Péguy” dell’Alta Brianza)