Seregno (MB): Luigi e Zelia Martin

Testimonianza di Adele e Valter Schilirò


La testimonianza dei coniugi Adele e Valter Schilirò, genitori del piccolo Pietro la cui guarigione miracolosa ha portato alla beatificazione dei coniugi Martin è proposta come approfondimento della mostra “Genitori che generano santi: Luigi e Zelia Martin” per iniziativa della Comunità pastorale “San Giovanni Paolo II” e del Circolo Culturale “San Giuseppe” ed in collaborazione con il Circolo Culturale Umana Avventura che sarà esposta sino a domenica 31 gennaio 2016, data in cui sarà celebrata la Festa della famiglia 2016.

Le visite, libere, potranno essere effettuate dal lunedì al sabato tra le 16 e le 19, la domenica tra le 10 e le 12 e tra le 16 e le 19. Il percorso sarà accompagnato da due incontri di approfondimento, entrambi nella già citata sala Cardinale Minoretti.

ZELIA E LUIGI, LA SANTITÀ VISSUTA IN FAMIGLIA
Luigi Martin e Maria Azelia Guérin, inizialmente orientati alla consacrazione religiosa, s’incontrano presso il ponte di San Leonardo ad Alençon e da allora non si separarono più. Dal loro matrimonio, celebrato a mezzanotte del 13 luglio 1858, nascono nove figli, ma solo cinque femmine sopravvivono nel tempo. Tutte diventano religiose: la più nota è senza dubbio suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, canonizzata nel 1925 e Dottore della Chiesa dal 1997. Zelia muore per un cancro al seno nel 1877, mentre Luigi, affetto da arteriosclerosi e da paralisi, si spegne nel 1894. Le loro cause di beatificazione, avviate separatamente, dalla fase romana in poi hanno un percorso congiunto. Beatificati durante il papato di Benedetto XVI il 19 ottobre 2008 a Lisieux, sono canonizzati da papa Francesco quasi sette anni dopo, il 18 ottobre 2015, nel corso del Sinodo. Sono i primi sposi a raggiungere insieme la santità ufficialmente riconosciuta.
I nove figli Il lavoro o l’educazione dei figli, l’amore coniugale o l’apertura e l’attenzione verso gli altri? Rileggendo la vita di Luigi Martin e Zelia Guerin si cerca invano il prevalere di un aspetto o dell’altro nello stabilire quale abbia contato di più nel cammino comune verso la santità, perché la loro vita è piuttosto la testimonianza di una quotidianità vissuta alla presenza di Dio. Luigi Giuseppe Stanislao Martin nasce a Bordeaux, nella Francia sud-occidentale, il 22 agosto 1823, mentre Zelia Guèrin vede la luce il 23 dicembre 1831 a Gandelain, sobborgo di Saint Denis sur Sarthon nell’Orne, nella Francia nord-occidentale. La coppia ha nove figli, tra i quali quattro morti in tenera età: Maria (Suor Maria del Sacro Cuore, carmelitana a Lisieux, 22 febbraio 1860-19 gennaio 1940); Paolina (Suor Agnese di Gesù, carmelitana a Lisieux, 7 settembre 1861-28 luglio 1951); Leonia (Suor Francesca Teresa, visitandina, 3 giugno 1863-16 giugno 1941); Elena (1864-1870), Giuseppe Luigi (1866-1867), Giuseppe Giovanni Battista (1867-1868); Celina (Suor Genoveffa del Volto Santo, carmelitana a Lisieux, 28 aprile 1869-25 febbraio 1959); Melania Teresa (16 agosto 1870-8 ottobre 1870); Teresa (Suor Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, carmelitana a Lisieux, 2 gennaio 1873-30 settembre 1897).
Dall’aspirazione alla vita religiosa alla santità familiare Nella loro giovinezza ambedue aspirano alla vita religiosa, ma decidono poi di formare una famiglia, animati dalla preoccupazione principale del bene spirituale delle figlie. Teresa osserva: «Avevo soltanto buoni esempi intorno a me, naturalmente volevo seguirli». Creano un ambiente familiare di grande laboriosità e di forte sensibilità di fede, che porta tutte e cinque le figlie a consacrarsi al Signore nella vita religiosa. Proprio il dolore e la gioia legati ai figli -tre morti ancora bambini, quattro entrate in convento- attraversano gran parte della vita coniugale di Luigi e Zelia. «Quando abbiamo avuto i nostri figlioli -scrive Zelia nel 1877, ormai alla fine della sua vita- le nostre idee sono un po’ cambiate: non vivevamo più che per loro, questa era la nostra felicità. Insomma, tutto ci riusciva facilissimo, il mondo non ci era più di peso». Non inganni quel “ci riusciva facilissimo”: non si riferisce alla facilità delle circostanze, che invece sono durissime, ma alla certezza che quelle circostanze fanno parte di un disegno buono di Dio. E l’amore tra Luigi e Zelia sembra proprio consistere nell’aiuto a scoprire questa positività.
Santa Teresina e quei genitori “degni del cielo” L’affronto del dolore e delle difficoltà è peraltro uno degli aspetti che rende moderna questa coppia di 150 anni fa: l’educazione dei figli è un altro, con un’attenzione centrata su ciò che forma il loro animo. Lo si deduce dalla dichiarazione delle figlie al processo di beatificazione di Teresa: «La nostra mamma vigilava con grande attenzione sull’anima delle sue bambine e la più piccola mancanza non era lasciata senza rimprovero. Era un’educazione buona ed affettuosa, ma oculata ed accurata». Analoga immagine si ricava dai ritratti che Teresa fa di suo padre (la mamma muore quando aveva appena 4 anni). A questa accuratezza ed attenzione non crea ostacoli il lavoro. Già, perché i Martin lavorano entrambi, e con mestieri impegnativi: un laboratorio di orologiaio Luigi, imprenditrice tessile lei. «Se avessi lavoro tre volte di meno -scrive Zelia alla cognata-, ne avrei ancora abbastanza per non stare spesso senza far niente… Un lavoro così dolce occuparsi dei propri figlioletti! Se non avessi da fare che quello, mi sembra che sarei la più felice delle donne. Ma bisogna bene che il loro padre ed io lavoriamo per procurare loro una dote». In ogni caso la vera dote lasciata dai coniugi Martin è la testimonianza della fede, come dimostra santa Teresa quando ringrazia di aver avuto «genitori degni più del Cielo che della Terra» (tratto da un articolo apparso su “Famiglia Cristiana” in prossimità della canonizzazione).



Data

Mercoledì 27 Gennaio 2016 ore 21:00

Luogo

Sala Cardinale Minoretti Centro pastorale Monsignor Ratti, via Cavour 25, Seregno (MB)